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Il principe confessa in cella di essere anche un assassino

Vittorio Emanuele alla ghigliottina

Ha tramato per decenni per tornare in Italia ora sta tramando per scappare



Le attività criminali del principe le conoscete bene tutti. Riportiamo qui di seguito l’articolo di la Repubblica con gli ultimi avvenimenti dove il principe confessa di aver assassinato un ragazzo sull’isola di Cavallo per una lite sulla restituzione non tempestiva di un canotto gonfiabile.

Noi avevamo chiesto la ghigliottina. Ci sembra la pena più nobile e giusta per tali individui che non hanno diritto di appartenere alla specie umana.

Come attenuanti il principe ha a suo favore il fatto che proviene da una famiglia geneticamente “tarata” sia fisicamente che mentalmente. Anche il figlio Emanuele Filiberto potrebbe essere portato come prova della tesi della “tara di famiglia”: ha la faccia da idiota e non riesce a coniugare il soggetto con il verbo. Ma queste attenuanti, seppur provate, non sono sufficienti ad evitargli la condanna dei seduttori alla ghigliottina. Il danno di immagine che ci procura all’estero è notevole. All’estero viene percepito come un rappresentante dell’italiano medio: se ci fosse la monarchia sarebbe il re degli italiani.
Noi seduttori all’estero abbiamo già troppi problemi di immagine e di reputazione. Non ci possiamo prendere a carico anche questo “errore della natura”. Deve essere “abbattuto”. La ghigliottina sarebbe, anche per lui, il mezzo più nobile.

Alcuni augurano al principe di cercare di rimanere in carcere il più a lungo possibile, per salvarsi la vita. I seduttori sono cavalieri con la spada. Chi li potrebbe fermare se decidessero di fare vera giustizia!



Vittorio Emanulele

la Repubblica 9 settembre 2006 CRONACA

Intercettato in carcere mentre parla del processo per la morte di Dirk Hamer, ucciso nel 1978 da una sua fucilata in Corsica

Vittorio Emanuele, cimici in cella "Ho fregato i giudici francesi"

Per queste parole il gip ha confermato il divieto d'espatrio
Ma ci sono anche insulti ai magistrati della procura potentina


POTENZA - "Anche se avevo torto... devo dire che li ho fregati". Così, nella sua cella al carcere di Potenza, Vittorio Emanuele di Savoia si riferiva ai giudici francesi che lo hanno assolto per la vicenda di Dirk Hamer, ferito a morte da una fucilata del principe il 18 agosto 1978 sull'isola di Cavallo, in Corsica.

L'ammissione, registrata attraverso una microspia, è citata dal gip potentino Rocco Pavese per motivare la conferma del divieto di espatrio.

"Avevo torto, ma ero sicuro di vincere"
La conversazione (probabilmente con il gestore messinese di videogiochi Rocco Migliardi) è stata intercettata il 21 giugno da una cimice fatta mettere in cella dal pm Woodcock. L' indagato, scrive il gip, ammette di avere torto e di essere tuttavia uscito vittorioso. "Il processo - dice il principe al telefono - anche se io avevo torto... devo dire che li ho fregati... eccezionale, venti testimoni e si sono affacciate tante di quelle personalità pubbliche. Ero sicuro di vincere. Io ho sparato un colpo così e un colpo in giù, ma il colpo è andato in questa direzione, è andato qui e ha preso la gamba sua, che era steso, passando attraverso la carlinga".

"I giudici sono degli stronzi"
Il gip Pavese, nell'ordinanza del 4 settembre, cita anche una dichiarazione offensiva di Vittorio Emanuele verso i magistrati italiani, che lo hanno indagato per associazione a delinquere. "Sono dei poveretti, degli invidiosi, degli stronzi - dice al telefono a un conoscente il 28 luglio, dopo la liberazione - Pensa a quei coglioni che ci stanno ascoltando... sono dei morti di fame, non hanno un soldo. Devono rimanere tutta la giornata ad ascoltare, mentre probabilmente la moglie gli fa le corna".


Cinismo e disprezzo
Queste affermazioni, secondo il gip, mostrano "cinismo e disprezzo per la legittima attività investigativa e giurisdizionale, a ulteriore dimostrazione del persistere dell'esigenza cautelare". Il gip conferma quindi le motivazioni che il 27 luglio scorso avevano portato il tribunale del Riesame potentino a respingere la prima istanza di revoca: il pericolo di fuga, favorito dalla disponibilità di abitazioni all'estero, ingenti risorse economiche e una fitta rete di rapporti internazionali.

Nessun indulto
Secondo Pavese, queste motivazioni sono rafforzate dalle nuove intercettazioni e dal fatto che il principe, nell'interrogatorio davanti al pm (chiesto dalla difesa), "si è avvalso quasi integralmente della facoltà di non rispondere". Vittorio Emanuele non può neppure chiedere la revoca della misura cautelare in previsione dell'indulto per un'eventuale condanna, "poiché la pena applicabile all'indagato è molto elevata".

L'erede dei Savoia è indagato da tre procure: quella di Potenza per associazione a delinquere, quella di Roma per la presunta corruzione ai monopoli di Stato e quella di Como, per la presunta corruzione del sindaco di Campione d'Italia.

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Il principe Vittorio Emanuele è stato arrestato per associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, al falso e allo sfruttamento della prostituzione. Sembra facesse anche picchiare le prostitute


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(Martedì 12 Settembre 2006)


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