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Racconto

Angeli estranei

"Forse non fu un caso. Nemmeno per una semplice coincidenza."


di Roberto Leggio


Capitolo 1: Incontro

Forse non fu un caso. Nemmeno per una semplice coincidenza se Luca e Antonella si incontrarono nel bar Piero un pomeriggio africano, col termometro che segnava 32 gradi. Antonella sedeva nell'unico angolo appartato del locale sfogliando una rivista femminile, sorbendo una Coca Cola gelata con una cannuccia color malva. Si crogiolava nella frescura del condizionatore, non avendo nessuna fretta di affrontare la calura esterna. Stava lì e basta. Aveva trent'anni, un matrimonio fallito alle spalle e si guadagnava da vivere come impiegata in un'agenzia immobiliare.
Se non fosse stato per il caldo, Luca avrebbe tirato diritto. Accaldato aveva ordinato un the freddo. Si era permesso mezzora di libertà prima di tornare al suo studio di architettura. Il pomeriggio afoso non permetteva di applicarsi volentieri. Appoggiandosi al bancone fece vagare lo sguardo nel locale pieno di gente. Fu così che la scorse seduta davanti ad un bicchiere quasi vuoto, confusa in fondo a tutti i tavolini occupati. Antonella, la sua ex moglie era rimasta quella di sempre: i capelli neri e ricci gli ricadevano come una nuvola sulle spalle strette, il viso ben truccato. Indossava una camiciola color panna, le maniche arrotolate sui gomiti; due bottoni slacciati sul petto. Anche da quella distanza poteva scorgere il pizzo bianco del reggiseno. Quel particolare gli ricordò i momenti più intimi della loro vita assieme. Avevano tentato di dividersi da amici, ma sapevano entrambi che era una spudorata menzogna. Una maniera per soffrire di meno, per lasciarsi una possibilità. Forse per questo motivo, sebbene fossero passati due anni, il sentimento che provava per lei non si era assopito del tutto. Quindi non seppe resistere alla tentazione di dirigersi in quella direzione. Un incontro casuale tra conoscenti, ecco cosa sarebbe stato. E se ci fossero state scenate avrebbe girato i tacchi scusandosi del disturbo.

Antonella colse il movimento con la coda dell’occhio e seguì Luca mentre si faceva strada tra i tavolini venendole incontro reggendo un bicchiere. Ebbe un tuffo al cuore. La loro vita coniugale non era stata propriamente rose e viole ma c’erano stati momenti belli, indimenticabili. Quando il giovane arrivò le sorrise.
“La mia stellina, come va?” esordì Luca porgendole una mano.
“Ottimamente. Anche tu, immagino.” Gli strinse la mano trovandola salda e leggermente sudata.
“Tutto fila a gonfie vele. Sto lavorando ad un allestimento in una villa fuori città. Il settore non è ancora in crisi... parlami di te.” Tagliò corto Luca accomodandosi, posando il bicchiere.
“Lavoro in una agenzia immobiliare adesso, la paga non è il massimo ma mi va bene così. Ho imparato ad accontentarmi di quello che passa il convento. Almeno non sono in una strada a chiedere l’elemosina. Abito a pochi passi da Corso Buenos Aires in un mini molto intimo.” Lo fissava negli occhi con aria di sfida, le labbra arricciate in un sorriso soddisfatto.
“Vivi con qualcuno?”
“No. Ho un sacco di amici, non sento la necessità di legarmi seriamente.” Posò le labbra sulla cannuccia. La Coca Cola scese di livello velocemente, facendo affiorare i cubetti di ghiaccio.
“E tu, ancora con Viviana?” Non si trattava di curiosità, piuttosto una certezza.
“Tutto finito da un paio di mesi. Se n’è andata sbattendo la porta. Non ho capito perché l’abbia fatto, eppure tutto filava liscio...” Il sorriso tutto denti era andato smorzandosi. Gli incisivi superiori mordevano leggermente il labbro inferiore. Un atteggiamento tutto suo nei momenti in cui veniva incalzato da domande indiscrete.
“Mi sembra che la storia si ripeta. Non cambi mai, eh? Le hai promesso la luna e la situazione ti è sfuggita di mano come al solito.” Antonella lo incalzava tenendo gli occhi nocciola fissi nei suoi.
“Non è come credi. Non sopportava l’idea...” Non trovava le parole giuste. In quei casi il vocabolario non veniva in aiuto.
“L’idea...”
“Fermiamoci qui. E’ finita e basta. Non mi sembra giusto che mi ferisca anche tu!” La voce era andata alzandosi di tono. “Se ti infastidisce vedermi qui, me ne vado.” Un istantaneo rossore gli si era propagato sul viso. Tracannò la bevanda e fece per andarsene. Antonella si addolcì e gli fece cenno di restare. Non era giusto trattarlo così. Capiva perfettamente quello che provava. Lo vedeva indifeso, come un bambino smarrito. Avrebbe voluto lanciargli le braccia la collo, dargli un bacino di conforto. Ma a cosa sarebbe servito? A dargli la possibilità di farsi illusioni? La loro storia era terminata. Ognuno aveva preso strade diverse.
“Perché vuoi che resti. Non hai fatto altro che offendermi da quando sono arrivato. Avevo piacere di scambiare due parole con te, invece mi accorgo che provi ancora dell’astio nei miei confronti.” Il rossore andava lentamente sbiadendo.
“Scusami. A volte sono una bella stronza. Non te lo meriti affatto. Non ti vedo da un anno, e un po’ di compagnia non mi farebbe male. Amici come prima?” Antonella si sporse in avanti e lo baciò delicatamente su una guancia.
“Amici come prima.”
Nei venti minuti che seguirono, si raccontarono di cose futili senza ferirsi. A volte ridevano su episodi esilaranti, confessandosi le loro relazioni senza trascendere in particolari imbarazzanti. Scoprirono che non era stato così difficile intrecciare nuove esperienze scambiandosi la pelle.
Prima di tornare in studio Luca gettò lì per lì un invito, una cosa senza interesse: una possibilità di rivederla.
“Posso invitarti a cena a casa mia ‘sta sera? Ti prometto che non alzerò un dito su di te. Non me lo permetterei mai. Se non accetti fa lo stesso.”
Antonella posò gli occhi sulla rivista accanto al bicchiere vuoto. I cubetti di ghiaccio si erano sciolti del tutto. Restò così, fissando la copertina per un secondo o due, poi accettò di buon grado. Non aveva impegni e aveva voglia di sfidare il destino.
“A che ora ti andrebbe meglio?”
“Verso le nove sarebbe perfetto!”
“Alle nove allora. La casa la conosci.” E così dicendo si diresse verso l’uscita. Lei seguì le sue spalle che uscivano dal bar perdendosi tra i passanti sul marciapiede.


Capitolo 2: L'inizio di una grande avventura

La porta era la stessa. Il suo cognome era stato cancellato. D’istinto cercò nella borsetta le chiavi ricordandosi di avergliele lanciate addosso la penultima volta che si erano incontrati come marito e moglie. Dietro la porta chiusa riconobbe la voce di Lou Reed. Pigiò il pulsante del campanello. Luca apparve sulla soglia accogliendola con un sorriso compiaciuto, facendola accomodare.
Il salotto era quello di sempre: il divano angolare a cuscinoni bianchi e neri sullo sfondo, il tronchetto della felicità con il fusto che toccava il soffitto era lo stesso. Lo stereo pompava musica, il televisore posto su tre mattoni laterizi mandava immagini mute. La tavola era apparecchiata con cura. Due candele poste al centro della tovaglia, una bottiglia di Pinot Grigio faceva bella mostra. In quell’istante Antonella ebbe l’impressione che il tempo si fosse fermato e che la loro separazione apparteneva ad un brutto sogno.
“Accomodati. La pasta dev’essere quasi cotta. Un paio di minuti e si mangia. Per l’occasione ho preparato il sugo alla Busera. Sono certo che lo gradirai. Versati del vino intanto.” Luca sparì nel cucinotto. L’aroma degli scampi in umido era invitante. Prese posto alla tavola apparecchiata.
“Sei gentile. Hai proprio azzeccato i miei gusti.”
“Bisogna festeggiare questa tregua con qualcosa di speciale, mi sono detto. Quindi sono andato sul sicuro. Ho ripensato a quella volta che a Venezia andasti a chiedere al cuoco di quella trattoria come si preparavano quei gamberoni così buoni. Dimmi, non ti sembra strano essere di nuovo qui?”
“Un poco. E’ pieno di ricordi. Strada facendo pensavo con malinconia ai sogni, a tutti nostri progetti sfumati... credevo di trovarmi fuori posto ma l’impatto, al contrario è stato positivo. Ho l’impressione di continuare a vivere qui. Non so se riesco a spiegarmi.” Le dita giocherellavano col bordo del bicchiere.
“Mi fa piacere. Vuol dire che non hai rimpianti.”
“I rimpianti ci sono sempre quando una storia finisce. I primi tempi sono i più tremendi, poi ti abitui all’idea. Ormai ognuno di noi occupa un suo spazio in società. Altre storie, altra gente.” Nonostante la sicurezza di quelle parole, un leggero nervosismo si era impadronito di lei. Avrebbe voluto confessargli qualcosa, ma di qualsiasi cosa si trattasse si trovava sepolto a decine di metri in fondo al suo cuore. Si rese conto d’un tratto di non aver mai smesso di volergli bene.
Tutte le cattiverie che si erano urlati in faccia al termine della loro relazione erano state dimenticate, una vita di coppia vissuta intensamente come la loro lasciava sempre qualcosa. In quegl’anni non aveva perso stima per lui. E questo le aveva alleggerito il cuore. Non era stata una stupida e se ne rendeva conto solo adesso. Avrebbe voluto ancora farci l’amore, cercando di riprendere le briglie di quel cavallo che le era stato strappato di mano. Le sue storielle erano state dei fallimenti completi. Amare nuovamente Luca sarebbe stata una cosa bella. L’avventura di una notte. Tutto qui. Né più né meno. Ma d’altronde non voleva ferirlo. Non se lo sarebbe mai perdonato... Luca faceva parte del suo passato. Doveva vivere il presente.

Gli spaghetti e il vino erano deliziosi. Così pure la spigola servita con le patate al forno. Mangiarono e bevvero tutto. Durante la serata avevano instaurato una sorta di complicità che credevano perduta, perciò non si meravigliarono quando si ritrovarono a scambiarsi effusioni sul divano.
I primi baci furono dolci, maldestri, da liceali alla prima esperienza ma ovviamente, il cerchio era rotto. Presero a carezzarsi come non avevano fatto negli anni di matrimonio. Riscoprirono sensazioni dimenticate e quindi non fu traumatico quando si spogliarono dei pochi indumenti che indossavano: i loro corpi si aggrovigliarono sul tessuto del divano. Non si dissero parole dolci, si amarono e basta. Scambiandosi la pelle, fondendosi perfettamente, entrarono in una dimensione dove l’atto sessuale prendeva forme diverse. Si cibarono del loro antico amore, raggiungendo l’orgasmo contemporaneamente lasciandoli nudi ed avvinghiati, finché anche l’ultimo brano del CD non terminò e la musica si spense.


Capitolo 3: Cerchio senza fine

Il letto era quello di sempre. Luca l’aveva disegnato e una ditta di Varese l’aveva messo in produzione. Era abbastanza ampio: due piazze e mezza. Le lenzuola candide offrivano un ottimo rifugio ai due amanti soddisfatti. Nella penombra della stanza, la testa di Antonella sul petto, Luca si ritrovò a pensare al loro amore passato. I pensieri si rincorrevano con lucidità casuale. Era stato vero amore?
Antonella non era stata sicura di amarmi? E adesso mi ama o mi vuole solo bene? Ed io? Si, credo di amarla ancora ma non posso scordare quelle mattine in cui si svegliava dicendomi di avere un dubbio tremendo.
Scusami, diceva. Non ce la faccio.
A fare cosa?
A decidermi di amarti veramente.
Ma non devi decidere niente. Ti amo, quanto basta! Non devi solo sentire di amarmi, non devi stabilire!
Era stato possibile che tra loro fosse stato così? Un gioco agli amanti. Ogni giorno Antonella mutava, a volte dolce, a volte estranea, rigida. Eppure il loro rapporto si era prolungato per otto anni. E in quel periodo, Luca si era sentito felice, miracolato, perché quella commedia si ripeteva ogni giorno, ogni mese, ogni anno. Il giorno dopo era sempre qualcosa di nuovo. Avrebbe voluto dirle che quei due anni senza di lei, la sua vita era stata vuota... la sensazione di chiamarla forte. Ma un po’ per orgoglio e po’ per Viviana non lo aveva fatto. La lucidità dei pensieri prendeva il sopravvento. Avevano fatto l’amore come non capitava da secoli, ma al mattino dopo cosa sarebbe restato? Sarebbe stato straziante il risveglio, con la sensazione di Antonella che pensa a quanto fosse stato sbagliato per entrambi averlo fatto sul divano. Era una divagazione che mandava letteralmente fuori di testa.
Antonella non si era tirata indietro. Non aveva avuto dubbi. Aveva sempre saputo quello che vuole. Ridendogli in faccia gli aveva detto che senza di lei sarebbe stato una nullità. E nel corso di quei due anni aveva provato sulla sua pelle il peso di quelle parole. La relazione con Viviana non era stata seria. L’aveva trattata male fin dai primi giorni, e anche quando facevano l’amore c’era qualcosa di sbagliato. Un altro corpo, nuovi profumi, nulla più. Era un gran bastardo figlio di puttana se solamente adesso riusciva a confessarselo. Ma d’altronde era stato così.
Antonella faceva parte del suo corpo. Viviana, la comparsa in un talamo. Ecco la differenza.


Capitolo 4: Fuori dal tempo

Alle due del mattino rifanno l’amore. Con violenza questa volta. Antonella distesa di traverso sul letto, un lembo del lenzuolo le copre il corpo. Una bellezza maledetta, vogliosa come una mela rossa e croccante. Luca, ginocchioni davanti a lei, il pene eretto, assomiglia ad un satiro di un gioco bacchico.
Ed ecco, braccia tese, il lenzuolo vola via. Corpi accaldati nella flebile brezza notturna. La testa di lui affondata tra le gambe di lei a succhiare il dolce nettare dell’amore. Corpi frementi, vogliosi. Un turbinio di sensazioni da mozzare il fiato. La baccante sospesa al massimo dell’eccitazione lo invita ad entrare. Il muso del satiro si leva al soffitto, prende coraggio e si immerge nel ventre della menade accaldata. Ritmo incessante, groviglio di sguardi, saliva che cola. Bestie animate da un costante ed elettrizzante orgasmo.
Il satiro affonda, affonda, affonda gustando il profumo del vino e dell’amore. Lei lo tiene stretto, cercando di non farlo fuggire via. Un filo teso, come Teseo nel labirinto, lo attira sempre più verso il centro.
La bestia non gode più. Rotea gli occhi scrutando le piante del bosco spingendo la lingua nella bocca di lei, fino all’attimo giusto finché la foresta esplode. Dai due corpi si leva un ululato. Un richiamo alla notte. A Bacco e alla sua festa bestiale.


Capitolo 5: Riflessione

Nuda sotto la doccia fresca, Antonella lava il suo corpo di Ninfa soddisfatta. Ripensa all’ultimo assalto. Ha voluto rubargli un po’ d’amore per poter dimostrare di essere nuovamente donna/amante.
E’ tutto così fuori dal tempo e dallo spazio da aver perso peso. Quanto è giusto, quanto è sbagliato. Poter civettare sul conto del suo ex marito e sapere quanto sia duro il distacco al mattino dopo. Aver assaporato il gusto dell’amore, sentirselo in bocca le da una sensazione acida. Ma ormai il passo è fatto. Niente di più, niente di meno.
Il torrente d’acqua su di lei non riuscirà a toglierle quella voglia di sesso che le era rimasto represso dal pomeriggio in cui se n’era andata sbattendogli la porta in faccia, gettandogli addosso le chiavi del loro castello.
Una vita nuova, si era detta. Ricominciare da zero non era stato così difficile.
Un’inserzione ed eccola in un ufficio, la prospettiva di una nuova esistenza senza legami. Ma Luca sempre nel cuore. Ed essere nuovamente posseduta, le stava dando delle nuove aspettative. Essere l’amante di suo marito lo trovava eccitante. Niente più ripicche, niente più uomini di una notte.
La stanza è accaldata. Lui sul letto, sonnecchia spossato ed inconsapevole. Lei scivola tra le lenzuola. Lo abbraccia posandogli le labbra sulle spalle, per un nuovo gioco. Una nuova tortura.


Capitolo 6: Angeli estranei

La mattina li trova ancora là. Avvinghiati, stanchi e sudati, ebbri del loro amore. Prima di salutarsi un nuovo assalto. Un nuovo amplesso. Poi Antonella si alza.
Luca segue il movimento delle sue natiche nude che si confondono tra le pareti della stanza. Dall’armadio a muro la ragazza fruga tra la roba gettata alla rinfusa. Raccoglie dal mucchio un paio di jeans sdruciti, lacerati sul sedere. Li indossa con leggerezza. Le chiappe rosee sporgono dai lembi sbrindellati. E’ molto eccitante.
Luca si mette a sedere aspettandosi un nuovo richiamo. La forza attrattiva, la violenza delle avances di quella donna dai capelli neri lo paralizzano. Lei gli si avvicina mettendogli un dito sulle labbra. Una nuova aggressione.
“Non dire niente.” Gi dice. “Quello che c’è stato tra noi questa notte non significa nulla.” Poi si infila il reggiseno di pizzo bianco, la camicetta color panna e sparisce in bagno chiudendo la porta a chiave.
“Aspetta, ho sbagliato. Ti amo. Ti ho sempre amato. Avevi ragione tu. Sono una nullità senza di te.” Si riveste in fretta, infilandosi i pantaloni. Ma ormai è troppo tardi.
Antonella esce dal bagno, non lo degna di uno sguardo. Raccatta la borsetta ed esce dalla notte d’amore, lasciandolo impalato dietro una porta che viene chiusa con forza.
Il distacco è traumatico. Luca si lascia cadere sul divano. Il mondo ha ripreso ad essere quello di sempre. In quei pochi attimi si rende conto di quanto gli manchino le sue litigate irrimediabilmente sleali e la sua forma raggrumata sotto le lenzuola.
Ma è questione di istanti, che già si ritrova confuso tra i passeggeri della metropolitana.



(Lunedì 12 Marzo 2001)


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