Seduzione e longevità
Il seduttore vive due volte
Bob Delmonteque è Grande Seduttore a 85 anni
di Carlo della Torre
Abbiamo sempre detto che il seduttore vive una vita molto lunga. Perché si deve mantenere in forma fisica e mentale perfetta, e perché è sempre in movimento alla ricerca di nuove emozioni. Finalmente quello che noi abbiamo sempre sostenuto lo hanno scoperto anche loro (gli “scienziati”). La vita media non si è allungata di molto rispetto a 2000 anni fa. Si è allungata solo la vita dei comuni mortali. La vita dei seduttori e dei filosofi è stata sempre molto lunga.
Leggendo le vite dei filosofi antichi si può notare che la loro vita era mediamente lunga mentre i comuni mortali a 40 anni erano già tutti passati a "miglior vita". I filosofi di Atene e Roma (che erano anche seduttori) campavano mediamente il doppio dei comuni mortali! Nessuno se ne era mai accorto? | Bob Delmonteque - 85 anni - Grande Seduttore |
La filosofia e la seduzione allungano la vita e ci sono le prove dalle "statistiche della storia".
Oggi si parla dell'immortalità dei comuni mortali. Si dovrebbe prima parlare dell’immortalità dei seduttori, che comuni mortali non sono e che già nel passato hanno vissuto 2 volte (40x20=80). Se la vita media dei comuni mortali si è ora raddoppiata da 40 anni ad 80 anni, la vita dei seduttori dovrebbe raddoppiarsi da 80 anni a 160 anni! Da subito. Altrimenti i conti non tornano.
Guardate la foto di Bob Delmonteque: ha 85 anni ed è più fico di un qualsiasi ventenne “pippe&coca”. E in più ha l’esperienza. Si dice che “gli dia giù” alla grande, con una fila di "ragazzine" ventenni in lista di attesa. Ma bisogna anche dire che la sua fama di guru ed il lavoro di trainer forse gli danno un “aiutino extra” nella seduzione.
C’è un limite genetico ereditario alla lunghezza della vita. Forse la scienza lo annullerà. Ad oggi, chi ha genitori e nonni longevi sembra abbia “una possibilità di raggiungere il traguardo del secolo da 8 a 18 volte superiore rispetto alla media", ricorda Claudio Franceschi, immunologo e studioso dei centenari. Qualche aiuto però lo da anche lo stile di vita, anche a chi non è stato “programmato” per una lunga vita di seduzione. Oltre al solito mangiar sano e fare attività fisica (che tutti già sanno) dobbiamo aggiungere niente coca, poche sbronze, si al vino rosso moderatamente, bene ai viaggi di seduzione, e sesso a volontà.
La coca è il killer più “professionale”. Conosco almeno quattro quarantenni, professionisti di successo, che sono morti per infarto o ictus, e si facevano di coca. La coca uccide, il fumo anche ma molto meno. Un mio prozio è morto a circa 100 anni (non per il fumo!) e fumava 80 sigarette senza filtro al giorno. Non usava i fiammiferi ma accendeva ogni sigaretta con il mozzicone della precedente sigaretta. Un caso isolato? Si certo. Ma che il fumo uccide è scritto su tutti i pacchetti di sigarette e tutti lo sanno bene mentre della polvere bianca si “vocifera” che non faccia male. La coca uccide più del fumo e più in fretta.
Il vero seduttore non ha bisogno di droghe perché non deve aumentare la sua energia istantanea per poi restare a serbatoio vuoto oppure fondere il motore. Il vero seduttore aumenta la propria energia di seduzione gradualmente per tutta la vita, come Bob Delmonteque, che a sessant’anni stava degradando ed ha deciso di diventare più "figo" nei successivi vent’anni! Quelli che si fanno di coca passano invece a miglior vita a quarant’anni, anche se ad una vita più “beata”. Fatti loro, ci lasciano campo libero. Grazie.
Leggete l’articolo apparso su la Repubblica delle Donne. Sono informazioni che fanno parte del bagaglio culturale del seduttore.
Dweb - la Repubblica delle Donne
Diventeremo immortali?
INCHIESTA / Non è più solo un'ipotesi visionaria. Si parla già di mind uploading e di "pezzi di ricambio". Ma chi vuole vivere in eterno?
di Paola Emilia Cicerone
Vivere in eterno? È un'idea che attraversa da sempre il nostro immaginario, come un sogno o come un incubo. E che oggi la scienza arricchisce di nuovi contenuti. Non sono solo le ipotesi visionarie di Aubrey de Grey, il bizzarro ingegnere prestato alla genetica che preconizza la possibilità di vivere fino a mille anni. Basterebbe che si riuscisse a ribaltare i processi molecolari che provocano l'invecchiamento: per questo c'è pure un concorso, il Premio Topo Matusalemme (www.methuselahmouse.org), per chi riuscirà a far ringiovanire un topolino da laboratorio. Si va ben oltre le semplificazioni degli scatenati sostenitori dell'Anti aging come Bob Delmonteque, discusso guru americano che propaganda dalle pagine del suo sito (www.bobdelmonteque.com) il suo corpo da Rambo ottantacinquenne e le sue ricette a base di vitamine.
Oggi migliaia di ricercatori cercano di comprendere i processi di invecchiamento studiandone i meccanismi genetici sui centenari, con successi anche importanti. Come la scoperta italiana del gene P66, individuato come responsabile del processo di deterioramento delle arterie: "Anche se la questione è complicata e ancora non sappiamo esattamente perché alcune cellule non si rinnovano", avverte Andrea Micheli, biologo e membro del comitato scientifico di Genextra, la società biotech che lavora sul P66.
INVECCHIARE? NO GRAZIE
Ma ci sono anche risultati più immediati. Si è visto ad esempio che una drastica riduzione dell'apporto calorico - purché si mantengano intatti i principi nutritivi - prolunga la vita dei moscerini, dei topi e del c. elegans, un verme trasparente. E gli umani? "Abbiamo ricerche che mostrano come nell'uomo sarebbe impossibile aspettarsi risultati analoghi: il nostro organismo è più complesso di quello di altri esseri viventi", avverte Claudio Franceschi, immunologo dell'Università di Bologna e veterano degli studi sui centenari. Ma siamo sicuri di voler affrontare una vita di restrizioni? Molti scienziati ne dubitano, e si sono messi a caccia di sostanze che potrebbero garantire risultati analoghi. L'americano David Sinclair dell'Università di Harvard ha persino fondato una società, la Sirtris, per sfruttare il resveratrolo, un polifenolo contenuto nel vino, che ha mostrato di avere su organismi semplici lo stesso effetto della restrizione calorica. E l'elenco delle sostanze in grado di combattere i cosiddetti radicali liberi, ormai riconosciuti tra i responsabili certi dei processi di ossidazione dell'organismo, si allunga ogni giorno. "Ma è difficile pensare che basti una pillola a influenzare un sistema complesso come quello dell'invecchiamento", spiega Edoardo Boncinelli, genetista e autore di Verso l'Immortalità (Raffaello Cortina editore). "Interventi che agiscono sui processi non possono che garantire risultati modesti. Per un cambiamento reale bisogna agire sui geni". Già, ma a quale prezzo? E per ottenere che cosa? Interrompere il processo di invecchiamento, garantirci l'eterna giovinezza, essere indenni da malattie? "In realtà quando parliamo di immortalità ci riferiamo a questi tre aspetti diversi, tutti presenti nel nostro immaginario", conferma Boncinelli. Per non invecchiare però bisogna sfidare l'imperativo biologico che ci consente di sopravvivere solo quanto basta a riprodurci per garantire la continuità della specie. "Siamo quelli che siamo perché il nostro organismo si è progressivamente adattato all'ambiente: a un habitat che oggi non esiste più", spiega Claudio Franceschi. Noi l'abbiamo infatti modificato. Un esempio? "Siamo fatti per sopravvivere alle carestie assimilando tutto ciò che mangiamo: abbiamo cibo in abbondanza, quindi quello che era un vantaggio evolutivo diventa oggi un problema", ricorda Franceschi. "Per questo si sta studiando come disattivare il gene che produce la grelina, un ormone che ha lo scopo di stimolare l'appetito". Ma i guai non finiscono qui: il nostro sistema immunitario nasce per difendere l'organismo in un ambiente pieno di batteri e potenziali infezioni. Nel mondo di oggi, pulito e longevo, andiamo in tilt. Disattivare alcuni geni dunque potrebbe servire ad allungare la vita. Negli animali da laboratorio è già dimostrato: per esempio topi privati del gene P66 vivono il 30, anche il 40% in più.
"Il problema è capire come modulare l'attività del gene nell'uomo senza conseguenze", ricorda Andrea Micheli. "Ma quando si tratta di umani la prudenza è d'obbligo", aggiunge Claudio Franceschi, "non conosciamo ancora tutte le funzioni del nostro patrimonio genetico: geni che nell'adulto possono sembrare inutili hanno magari una loro funzione in fase di sviluppo". Intanto l'aspettativa di vita continua ad aumentare: se il titolo ufficiale di essere umano più longevo spetta alla francese Jeanne Calment morta nel 1997 all'età di 122 anni e 164 giorni, l'aspettativa di vita, che un secolo fa si aggirava intorno ai 40 anni, oggi sfiora gli 80, e per le donne li supera. Intendiamoci, i vecchi ci sono sempre stati. Ad abbassare la media erano morti violente, alimentazione scadente e soprattutto malattie infettive, debellate dagli antibiotici e prima ancora dal diffondersi di acquedotti e fogne. "Gli ottantenni esistevano anche in passato, soprattutto nelle classi agiate", conferma Franceschi. "La novità sta nell'invecchiamento di massa, nell'aumento costante dei centenari, alcuni in buona salute altri invece che manifestano le patologie tipiche dell'età". Patologie che la scienza cerca di fermare. Accantonate le speranze generate dalla telomerasi, un enzima teoricamente capace di rendere immortali le cellule - un meccanismo pericolosamente affine a quello delle cellule tumorali - la teoria più gettonata è quella dell'inflammaging. "Ossia", spiega Franceschi che ne è uno dei principali sostenitori, "un processo di infiammazione cronica che si sviluppa durante l'invecchiamento, ed è ormai riconosciuto come fattore di rischio per le principali malattie della vecchiaia, dalle patologie cardiovascolari al diabete, fino ad alcune forme di tumore". Problemi che riguardano soprattutto noi fortunati che viviamo in un Paese industrializzato. Non in tutto il mondo infatti l'aspettativa di vita è in aumento, ci sono Paesi in cui si sta accorciando. E non si tratta solo dell'Africa sub sahariana, dove l'Aids miete vittime soprattutto tra i giovani. Lo stesso succede nell'Europa dell'Est. "In particolare in Russia dove la mortalità dei giovani adulti è decisamente aumentata a causa dell'aumento di violenza e consumo di alcol", precisa Raimondo Cagiano de Azevedo, docente di Demografia all'Università di Roma.
È il fenomeno che il geriatra americano Robert Butler ha ribattezzato shortgevity, neologismo coniato sulla parola inglese per "longevità": un monito per noi che ci preoccupiamo di come doppiare in buona salute la boa del secolo. E anche una conferma di quanto le condizioni di vita contribuiscano a determinare il nostro destino. Ma quanto pesano i geni? "Molto poco fino a 60 anni, poi hanno un ruolo più importante", spiega Franceschi. Non sappiamo davvero quanto, perché gli studi che permetterebbero di capirlo, quelli sui gemelli ultranovantenni, sono complicati dalla carenza di "materia prima". Ma sappiamo già che la longevità è un affare di famiglia, e non si tratta solo di adottare lo stesso stile di vita. "Mariti e mogli di centenari non hanno lo stesso vantaggio dei fratelli di centenari, che hanno una possibilità di raggiungere il traguardo del secolo da 8 a 18 volte superiore rispetto alla media", ricorda Franceschi.
CONSIGLI UTILI
La longevità insomma nasce da una combinazione di geni e stile di vita. Due consigli sicuri? Dieta sana e attività fisica. A complicare le cose c'è il fatto che i centenari non sono tutti uguali: "Dagli studi di popolazione emergono differenze significative: i centenari sardi potrebbero essere diversi da quelli danesi e polacchi", spiega Franceschi. "Così come le differenze numeriche tra donne e uomini - le prime in genere più numerose tra i "super 100" - cambiano sensibilmente da Paese a Paese, arrivando ad annullarsi man mano che si scende verso Sud". Quella di modulare i meccanismi genetici responsabili dell'invecchiamento resta forse l'ipotesi meno inquietante: "Siamo abituati a considerare il nostro corpo come un tutto unico, mentre si tratta di un oggetto darwiniano i cui diversi componenti - geni e cellule - lottano tra loro per la supremazia", osserva Franceschi. "A sopravvivere sono quelli che si adattano meglio, e in quest'ottica può avere senso dare una mano alle cellule o ai geni che sono più coerenti con il nostro progetto di vita attuale". Puntando sulla plasticità del vivente per allungare la nostra vita. Di certo, la farmacologia riuscirà a darci una mano: "Oggi la maggior parte dei farmaci agisce all'esterno delle cellule, sugli effetti dei processi patologici, in futuro potremo andare alle cause inibendo il funzionamento di specifici geni o neutralizzando gli effetti delle proteine da essi prodotte", spiega Andrea Micheli. E in un'ipotesi futuribile si potrà pensare a "pezzi di ricambio", organi trapiantati o creati in laboratorio per sostituire quelli logorati. Ma cosa fare con il cervello? "Invecchia meno rispetto ad altri organi, ma se un cuore nuovo o uno scheletro ringiovanito potrebbero darci una nuova giovinezza, cambiare cervello equivale a perdere esperienze e memorie che fanno di noi quello che siamo", avverte Boncinelli. A meno che non si pensi a mantenere la mente al di fuori dal nostro corpo, attraverso un processo definito mind uploading, o trasferimento della coscienza su un supporto informatico esterno all'encefalo. Ma qui siamo alla fantascienza. Se la prospettiva di allungare, e di molto, la nostra vita è piuttosto realistica, l'immortalità - purtroppo, o per fortuna - sembra un traguardo del tutto irraggiungibile. "In fondo sarebbe una contraddizione in termini, perché definiamo vivo solo qualcosa che può morire", conclude Boncinelli. "La sola forse a potersi permettere l'immortalità - in fondo resiste da quattro milioni di anni - è la Vita stessa...".
IPOTESI. E SE...
Miti, speranze, romanzi e spettacoli teatrali. Questi gli scenari possibili. E impossibili
Il corpo. L'eternità è un sogno solo a patto che sia accompagnata dalla giovinezza. Gli antichi greci raccontano il mito della ninfa Aurora, che avendo chiesto "solo" l'immortalità per il suo amato l'ha visto disseccarsi davanti a lei, fino a quando gli dèi pietosi non l'hanno trasformato in cicala. In una prospettiva più realistica, una moltitudine di anziani sofferenti sembrerebbe destinata a portare al collasso qualunque sistema sanitario.
La solitudine Nessuno vuol veder morire i propri cari. Miti e leggende raccontano da sempre la solitudine degli immortali, da L'Olandese Volante costretto a navigare in eterno, a Highlander, fino agli infelicissimi e annoiati Struldbuggs descritti da Swift nei Viaggi di Gulliver. Fino al protagonista di Requiem per Matusalemme, episodio della storica serie Star Trek in cui un "immortale" è costretto a creare un androide per avere compagnia in eterno.
Le pensioni. Oggi si parla di aumento dell'età pensionabile. Ma come rispondere alle esigenze di una società di Immortali - o quanto meno di super longevi? Secondo Aubrey De Grey, la pensione diventerà una specie di periodo sabbatico, una pausa pluriennale da usare a scadenze regolari per ricaricarsi e magari riciclarsi in una nuova professione.
Le terapie. Quale prezzo - non solo economico - dovremo pagare per mantenerci giovani? Leggende di ogni tempo ci ricordano che per mantenere la giovinezza è necessario confinarsi in un mitico Shangri-La, o non allontanarsi troppo dalla fonte miracolosa che ce la conserva. E già oggi chirurgia estetica e botox sembrano in grado di creare dipendenza.
L'identità. Come ci adatteremmo se fossimo costretti a vivere in un corpo non nostro per conservare il nostro cervello e le nostre esperienze? Lo racconta Robert Heinlein in Non temerò alcun male, un classico della fantascienza in cui il protagonista, un anziano miliardario, è costretto a ricostruire la propria identità nel corpo di una giovane donna.
I paradossi. Che senso avrebbe un'assicurazione sulla vita, se vivessimo in eterno? E una pena detentiva? E poi, che ne sarebbe delle religioni che promettono una salvezza ultraterrena? Questi e altri sono i dilemmi generati dalla vita eterna, secondo il matematico e scrittore John Barrow, autore della pièce teatrale Infinities, dedicata, tra l'altro, all'immortalità.
Il conflitto Nord-Sud. Chi potrà permettersi l'immortalità? Le nuove opportunità offerte dalla scienza sembrano destinate a scatenare nuovi conflitti. Eppure, per quanto apocalittica, questa è l'ipotesi meno inquietante. Perché è già una realtà: ci sono Paesi in cui l'aspettativa di vita è inferiore ai 40 anni, circa la metà rispetto al mondo industrializzato...
Carlo consiglia la Newsletter TOP SECRET sulla seduzione.
Chi, come, dove e quando sedurre: tutto quello che bisogna sapere, e che nessun altro al mondo vi può dire.
(Mercoledì 3 Dicembre 2008)
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