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la repubblica degli spaghetti

Lo sciacallo

Luca Cordero di Montezemolo & co. fanno gli sciacalli sul crollo della politica ladrona


di Marco Fusi


La politica e la tv stanno crollando. Noi seduttori di Seduction.net abbiamo dato il nostro doveroso ed autorevole contributo. Mancano ancora le ghigliottine: ancora non siamo bene organizzati!

Ma attenzione!

Ci sono papponi e sciacalli che vogliono prendere il posto dei criminali politici che stanno cadendo in disgrazia. Ora vogliono depredarci loro, i papponi e gli sciacalli.

Che sappiano che quando monteremo le ghigliottine le monteremo per tutte le teste degne delle ghigliottine: politici, papponi e sciacalli.

L'articolo di Marco Fusi, Cavaliere dell'Ordine dei seduttori, ci mette in guardia dalle ultime manipolazioni nella repubblica degli spaghetti. Manipolare un seduttore è molto difficile: si fa prima a passare per la ghigliottina.



di Marco Fusi

Dopo i politicanti non potevamo che occuparci della guerra tra cosche attualmente è in atto nella repubblica degli spaghetti, cioè quella che il clan dei “papponi” (gli imprenditori sovvenzionati dallo stato capitanati da Luca Cordero di Montezemolo) ha dichiarato ai politici.
Vediamo cosa c’è dietro.

Qualcuno potrebbe pensare che la definizione di “pappone” data al Luca Cordero di Montezemolo derivi dai suoi gusti in fatto di donne. Il presidente di Confindustria infatti è noto per aver fatto sganasciare dalle risate i seduttori di tutto il mondo sposando una nota frequentatrice di divani di produttori cinematografici, l’ex attrice porno soft Edwige Fenech, alla quale non deve essere parso vero di poter smettere di far marchette sistemandosi con un (ram)pollo di quel calibro.
In realtà ciò ci ha spinti la scrittura di questo articolo è stata la lettura di una frase da lui recentemente pronunciata che qui riportiamo:

“La meritocrazia è lo strumento più potente a disposizione di ognuno per avanzare con la forza del proprio talento. E’ dunque uno strumento di maggiore giustizia sociale contro i privilegi corporativi.”

Essa è tratta da un discorso tenuto davanti all’assemblea di Confindustria, di cui Montezemolo è diventato presidente grazie ad un fulgido esempio di meritocrazia legata al talento: la raccomandazione delle donne della famiglia Agnelli.

Queste, nell’indicare l’ormai stagionato pay-boy, ne hanno così sintetizzato i meriti: “E’ uno della famiglia”, rifacendosi forse al rituale delle cosche mafiose nelle quali, una volta estinti i maschi, sono le donne del clan a designare la nuova guida.

D’altra parte Montezemolo ha avuto fin da giovane il pallino di farcela solo grazie alle sue qualità e meriti.
E’ lui stesso a confermarcelo quando, in un discorso di fronte a studenti dell'università Luiss, ha confessato di essere stato un campione di copiatura: "Credo di non aver rivali per tecniche e sofisticatezza. Trovavo sempre il modo per mettermi vicino a uno bravo e generoso che mi permettesse di copiare”.

Nullafacente, pardon, impegnato nelle dure fatiche dello studio fino quasi a trent’anni (nelle sue biografie ufficiali c’è scritto “frequenta alcune lezioni di diritto alla Columbia University di New York, ma non è mai stato iscritto in quella università”), il giovane “campione della copiatura”, grazie al suo brillante curriculum accademico, supera le dure selezioni che lo zio (qualcuno dice padre naturale) Gianni “Gambadilegno”Agnelli gli impone. Deve infatti dimostrare di saper giocare a bridge, a polo, a canasta, a ramino e di aver sempre tifato Juventus. Una volta appurata la sua stoffa di capitano d’impresa, è pronto ad intraprendere una brillante carriera nelle aziende di famiglia che lo porta, tra l’altro, alla presidenza di Ferrari, Fiat e dell’università LUISS (forse perché sa come insegnare a copiare agli studenti). Questo, naturalmente, sempre grazie alla metodica applicazione di quei ferrei principi meritocratici che fin dalla nascita hanno contrassegnato la sua esistenza.

L’ultima battaglia l’impavido Luca la sta ora conducendo nei confronti della politica e delle sue inefficienze. La frase che abbiamo riportato si riferisce infatti ad un intervento nel quale viene rivendicata la superiorità degli imprenditori, cioè di Montezemolo e il suo uditorio, sui politici.
In questa crociata è affiancato dal dipendente del giornale di famiglia “Corriere della Sera”, Gianantonio Stella, il quale ha deciso di non lasciare solo il suo datore di lavoro in questa lotta e per conto della casa editrice Rizzoli, sempre casualmente di proprietà degli Agnelli, ha dato alle stampe una scandalizzata inchiesta sulle storture della politica intitolata “La casta”.

Ora, tutto questo furore nei confronti del “regime” della politica proprio ora appare sospetto, visto che la Fiat i regimi li ha sempre creati e sostenuti con entusiasmo.
Fin dai tempi del fascismo infatti Giovanni Agnelli ha ricevuto, in cambio del suo appoggio al partito, consistenti commesse pubbliche (che la Fiat onorava producendo dei bidoni di cui Mussolini faceva finta di non accorgersi), che hanno permesso all’azienda di prosperare durante il ventennio, ma i cui prodotti sono stati una delle cause della rovina dei nostri mal equipaggiati soldati durante la seconda guerra mondiale.

Terminata la guerra la Fiat si è distinta per il suo incondizionato appoggio ai vari governi formati da noti malavitosi quali Andreotti, Gava e Cirino Pomicino, che naturalmente hanno premiato l’azienda con favori e lauti finanziamenti statali, che sarebbe troppo lungo elencare.
Basta considerare solo che la fornitura delle auto in dotazione a polizia, carabinieri, esercito, enti pubblici, diplomatici ecc. è stata dal dopoguerra sempre un’esclusiva della Fiat per intuire quanta attenzione l’azienda di Torino abbia goduto dallo stato.
Naturalmente, quando le è convenuto, l’impresa torinese non ha esitato a ringraziare gli operai italiani delle tasse che si è intascata licenziandone parecchi e delocalizzando le sue fabbriche in paesi dalla manodopera a basso costo come Polonia e Brasile, in nome delle regole del “libero mercato”.

Finita l’epoca dei democristiani gli Agnelli diventano sostenitori del governo di sinistra, con cui comunque sono sempre stati in ottimi rapporti.: non a caso la città della Fiat Torino, sempre governata dalle giunte rosse, si è lungamente distinta per essere l’unica città d’Europa con oltre un milione di abitanti a non avere una metropolitana, che notoriamente per i produttori d’auto rappresenta il diavolo.
Per questo Gianni Agnelli ha dichiarato: “sostengo la sinistra perché mi dà le stesse cose della destra ed in più mi leva di torno i sindacati”, riferendosi alla mania della triplice di entrare in letargo in ogni stagione di governo di centrosinistra.

D’altra parte un po’ di vernice liberal gli Agnelli se la sono data grazie all’amicizia con la famiglia Kennedy, dai quali devono aver appreso l’arte di farsi un’immagine radical chic per coprire le magagne del passato: il patron dei Kennedy si è infatti arricchito durante gli anni del proibizionismo grazie al contrabbando d’alcool, mentre negli stessi anni il patron degli Agnelli faceva soldi con le commesse di Mussolini.

L’attuale governo di centrosinistra brilla per la presenza al dicastero dell’economia di un ex editorialista del giornale di famiglia “Corriere della Sera”, tal Padoa-Schioppa, il quale si è distinto per la politica di rigore applicata a tutti tranne che alle imprese, che hanno goduto di consistenti aiuti pubblici. Finmeccanica in particolare ha ricevuto un finanziamento occulto di quattro miliardi di euro sotto copertura della voce “ricerca per lo sviluppo di nuove tecnologie militari”; subito dopo, la stessa associazione ha dato prova di avere compreso benissimo i principi della meritocrazia, sostenendo che l’aumento di cento euro (lordi) al mese richiesto dai metalmeccanici fosse fuori dal mercato (quegli ignorantoni, poverini, non avendo studiato alla LUISS di Montezemolo non possono sapere che il concetto di libero mercato esiste solo quando c’è in ballo il loro stipendio, mai quando c’è da intascare i soldi delle nostre tasse).

Sempre in ossequio a questa logica, a guidare il principale Tg nazionale è stato chiamato l’ex dipendente (vicedirettore del solito Corsera) Gianni Riotta. Questi recentemente si è segnalato per il suo zelo mandando in onda un servizio sulla tv di stato in cui in sovrimpressione era scritto “per maggiori informazioni, consultare il sito www.corriere.it”. Nessuno naturalmente ha protestato per questa pubblicità indiretta pagata con i nostri soldi.

Perché allora tanta animosità verso i politici?
Il motivo lo possiamo intuire leggendo un altro passaggio del già citato discorso di Montezemolo, quando l’attempato rampollo esprime apprezzamento per il DDL del ministro Linda Lanzillotta riguardante la privatizzazione degli enti pubblici locali e rammarico per il fatto che sia stato bloccato. Quale fosse lo scopo del decreto si può desumere esaminando l’operato della stessa Lanzillotta in passato, quando era assessore al comune di Roma e ha privatizzato la Centrale del latte. Questa azienda, ben funzionante, fu acquistata da Cragnotti e poi rivenduta a mister Parmalat Tanzi al doppio, nonostante che il contratto di vendita del Comune ne vietasse la cessione dopo cinque anni. Esso però imponeva penali molto basse per la sua trasgressione, che costituivano un costo trascurabile per il bancarottiere Cragnotti.

Il quadro è definitivamente chiaro se questi fatti li inseriamo nel contesto del capitalismo italiano, che si è arricchito in questi ultimi anni grazie alla svendita di pezzi importanti del patrimonio pubblico. Degli esempi significativi di questo scempio sono la Telecom , ridotta come sappiamo da Tronchetti Provera, e Autostrade, acquistate grazie ad un prestito bancario dai Benetton i quali, dopo la compravendita, si sono semplicemente limitati ad alzare i pedaggi per pagarne le rate.

Possiamo facilmente intuire a questo punto che, terminate l’elenco delle grosse aziende pubbliche da spolpare, i papponi come Montezemolo hanno messo gli occhi sulle aziende municipalizzate come la centrale del latte di Roma, che vogliono gestire con i consueti metodi “meritocratici” che conosciamo.

I politici però oppongono resistenza e non vogliono cedergliele.

Di conseguenza la cosca dei “papponi” ha dichiarato guerra ai politici.
Ecco così spiegato come mai all’improvviso giornali e televisioni si stiano riempiendo di articoli sullo scandalo dei costi della politica (di cui fino ad ora pare che nessuno si sia accorto) e perchè giornalisti quali il già citato Stella o trasmissioni “liberal” quali Report, Anno Zero e Ballarò tirino fuori all’improvviso un coraggio leonino tuonando a ripetizione contro la gestione delle municipalizzate e l’inefficienza dei servizi pubblici.

Se esaminiamo però da vicino queste denunce ci rendiamo però conto che sono quasi sempre a senso unico: sottolineano i privilegi e ritardi della politica, ma tacciono sul resto.
Ne è un esempio la trasmissione di Report” sullo smaltimento dei rifiuti in Campania la quale ha sparato a zero sui politici, ma si è guardata bene dal riportare che nella stessa regione milioni di euro dei nostri soldi sono stati appaltati ad un’azienda dell’uomo- Fiat Romiti per la costruzione di termovalorizzatori (o inceneritori di rifiuti), assolutamente inutili e dannosi per l’ambiente.
Noi sappiamo per esperienza che quando troppe persone cantano la stessa canzone, c’è sempre qualcosa di storto: per questo ancora una volta siamo lieti di uscire dal coro, spiegando che
Montezemolo e l’accolita di pescecani al suo seguito, come i papponi, sono abituati a far soldi senza lavorare sfruttando le marchette di qualcun altro.

In questo caso gli sfruttati sono tutti gli italiani, che pagano a costoro marchette con le loro tasse e con le aziende pubbliche, costruite con i sacrifici di generazioni di lavoratori.
Forse, nella repubblica degli spaghetti, questi personaggi sono i primi che si meriterebbero le ghigliottine di Carlo.



Carlo consiglia la Newsletter TOP SECRET sulla seduzione. Chi, come, dove e quando sedurre: tutto quello che bisogna sapere, e che nessun altro al mondo vi può dire.



(Domenica 8 Luglio 2007)


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