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Veronesi rilancia il dibattito sulla fine del sesso

Tutti bisex fra cento anni

Secondo noi invece il sesso è più forte ma è più commerciale


di Carlo della Torre


Il problema ce lo eravamo posti noi per primi circa 15 anni fa durante i primi corsi di seduzione.

Era il periodo delle prime “manipolazioni” sulle leggi della procreazione. Io andavo spesso ospite in una trasmissione di una tv privata ed ero preceduto da un tale medico ginecologo Prof. Severino Antinori che pagava 500.000 vecchie lire quotidiane per uno spazio di mezz’ora nel quale rispondeva ai quesiti del pubblico.

Mentre aspettavo il mio turno dietro le quinte meditavo e mi domandavo. “Cambierà tutto, anche la seduzione sarà manipolata contro le leggi della natura?”.

Nei corsi di seduzione ponevo ai miei primi discepoli la seguente domanda: “Dal momento che la specie non ci ha regalato nessun piacere gratis e che il piacere del sesso (preceduto dalla seduzione) ci è stato regalato per “convincerci” a fare le fatiche della procreazione, non pensate che le nuove tecniche di procreazione senza sesso possano atrofizzare il piacere del sesso?” .

Qualcuno rispondeva che la fine del piacere del sesso era la necessaria conseguenza della sua perdita funzionale, altri invece pensavano che il sesso sarebbe sempre esistito perché aveva sviluppato nei secoli anche una funzione di socializzazione, anch’essa necessaria alla continuità della specie.

Questa seconda tesi (della funzione di aggregazione del sesso) è anch’essa verosimile ma non viene citata né dal grande Veronesi né dai "sessuocazzarologi". Mah

Io allora ero della stessa opinione di "Veronesi oggi": il sesso si estinguerà perché ha perso la sua funzione. 15 anni fa. Oggi, rianalizzando la realtà, ho cambiato opinione!

In realtà il sesso ha già perso da decenni buona parte della sua funzione procreativa. I metodi anticoncezionali ne hanno limitato la funzione procreativa e la hanno sottoposta alla volontà razionale: si procrea quando si vuole e si fa sesso senza procreazione quando si vuole. Ma non sembra che l’interesse per il sesso sia diminuito, anzi sembra aumentato in modo patologico, soprattutto da parte maschile.

L’interesse maschile è aumentato perché l’uomo, che per natura viene stimolato visivamente in pochi attimi, nella nuova società dalle “immagini facili” è diventato più “vulnerabile”. Sia le rete, sia la tv, sia la pubblicità in genere, ci bombardano di immagini a contenuto sessuale, senza tregua.
Per non dire della vita reale dove le donne “pascolano” vestite (meglio dire svestite) come le prostitute dei 5 anni precedenti (la moda femminile copia lo “stile prostituta” a distanza di 5 anni!).

L’uomo viene immediatamente “colpito” da quello che vede mentre la donna per sentire il desiderio necessita tuttora di tempi di maturazione (fantasie romantiche). Inoltre la donna è meno visiva dell’uomo e i messaggi non visivi arrivano più lenti. La società dell’immagine ha aumentato il potere sessuale della donna mentre la procreazione senza sesso ha diminuito il potere sessuale dell’uomo.

La “società delle immagini facili” ha alterato le leggi della domanda e dell’offerta di sesso. Ci sono più uomini che desiderano il sesso (subito) e meno donne che lo concedono (senza funzione procreativa).
“Perché dovrei?” - si chiedono sempre.

Gli effetti della “società delle immagini” hanno devastato la morale tradizionale. L’alterazione della domanda e dell’offerta di sesso ha aggiunto un valore commerciale all’offerta di sesso femminile.
La donne hanno oggi bisogno di una ragione in più perché il piacere è offerto in saldo da migliaia di uomini prestanti e volenterosi.

Qualcuno potrebbe obbiettare che tale situazione è sempre esistita. E’ vero infatti che l’uomo ha sempre cacciato e che la donna ha sempre giocato a fare la preda. Ma quello che è cambiato oggi è l’entità e la qualità del fenomeno, non il principio che è sempre esistito.

Gli antichi per sedurre le donne e convincerle a “concedere” il sesso usano le armi dell’amore, del corteggiamento, della costanza, dell’affidabilità, della continuità, dell’attrazione fisica, dello status sociale. Non è mai esistito un valore commerciale del sesso femminile che sia stato accettato dalla morale comune. "Quelle" che davano un valore commerciale al sesso venivano marcate come puttane. Giustamente.

Oggi invece tutti accettano come morale comune il fatto che le ragazze che vanno in tv si prostituiscono e che altrettanto facciano le donne che frequentano i salotti della politica e della finanza.
Nessuno più si scandalizza. Sono in realtà tutte lavoratrici del sesso, appartenenti a gruppi di riferimento differenti. Ma tutto rientra nel “comune senso del pudore”.

Perché il “comune senso del pudore” è cambiato? Perché l’offerta di sesso maschile è in “offerta speciale” e l’offerta di sesso femminile è “in magazzino”. Ci vuole un valore materiale in più per metterlo “in vendita”. Ci vuole un vantaggio materiale in più che riequilibri la domanda e l’offerta.
Il sesso quindi non si sta estinguendo, anzi è più forte di ieri. Ma ci vogliono anche i soldi!
Ecco cosa è veramente cambiato nella realtà e nella morale comune.



CORRERE DELLA SERA 19 agosto 2007

La sessuologa: «Una rivoluzione, tra due o tre generazioni»

Veronesi: «L'umanità sarà bisessuale»

L'oncologo: «Si farà l'amore per affetto e non per riprodursi. È il prezzo positivo pagato dall'evoluzione naturale della specie»

MILANO — Il futuro? È bisessuale. Parola di Umberto Veronesi. Intervistato ieri dal Riformista, l'oncologo ex ministro della Salute immerso nella quiete estiva di Capalbio ha scosso l'atmosfera con una tesi che fa già discutere. La specie umana — dice Veronesi — si va evolvendo verso un «modello unico», le differenze tra uomo e donna si attenuano (l'uomo, non dovendo più lottare come una volta per la sopravvivenza, produce meno ormoni androgeni, la donna, anche lei messa di fronte a nuovi ruoli, meno estrogeni) e gli organi della riproduzione si atrofizzano. Questo, unito al fatto che, tra fecondazione artificiale e clonazione, il sesso non è più l'unica via per procreare, finirà col privare del tutto l'atto sessuale del suo fine riproduttivo. Il sesso resterà — avverte l'oncologo — ma solo come gesto d'affetto, dunque non sarà più così importante se sceglieremo di praticarlo con un partner del nostro stesso sesso.

Insomma, saremo tutti bisessuali? Raggiunto dal Corriere, il professore conferma la previsione: «È il prezzo che si paga — spiega — all'evoluzione naturale della specie. Ed è un prezzo positivo ». Davvero? «Sì, perché nasce dalla ricerca della parità dei sessi: negli ultimi vent'anni le donne hanno assunto ruoli sempre più attivi nella società e questo porta con sé un'attenuazione delle differenze sessuali». Avremo uomini meno virili (il processo è già in atto: dal dopoguerra in poi la «vitalità» degli spermatozoi è mediamente calata del 50%) e donne più mascoline. Parità uguale appiattimento? «Al contrario — spiega Chiara Simonelli, sessuologa, docente all'Università La Sapienza di Roma — ciò che prospetta Veronesi è una maggiore libertà, dagli stereotipi e dai pregiudizi. Il fenomeno è appena agli inizi: perché prenda consistenza dovremo aspettare almeno due o tre generazioni».

Una rivoluzione, dunque. Ma biologica o culturale? «Entrambe: i cambiamenti della mentalità e le evoluzioni genetiche sono fenomeni correlati, e si influenzano reciprocamente. Ma si tratta di processi molto lenti». Veronesi ha la vista lunga: la società bisex è ancora lontana. Ma per trovare una civiltà capace di mettere a regime l'amore per entrambi i sessi non serve guardare avanti: nella Grecia classica, radice dell'Occidente di oggi, gli uomini non facevano mistero della passione per i ragazzi. Corsi e ricorsi della storia? «La bisessualità antica — avverte Eva Cantarella, che all'argomento ha dedicato un libro edito da Rizzoli — era molto diversa da quella che intendiamo oggi. Non era la possibilità di scegliere con chi e come avere rapporti sessuali, ma un fenomeno soggetto a regole precise. Era concessa solo agli uomini: un uomo adulto poteva avere rapporti con uno più giovane ma solo mantenendo un ruolo attivo. Raggiunta la maggiore età, gli adolescenti abbandonavano il ruolo passivo». E le donne? «Mogli e madri. L'amore coniugale, che conviveva con quello per altri uomini, era cosa diversa: in greco aveva anche un altro nome, filia, di contro all'eros passionale».

Un amore finalizzato alla procreazione: «A quella dei corpi: quello per i fanciulli, scrive Platone, era più nobile perché volto alla procreazione delle anime». E qui torniamo a Veronesi e al sesso come gesto d'affetto e non mezzo per far progredire la specie. Un valore positivo che non mette tutti d'accordo: «La scissione della riproduzione dalla sessualità e dal nucleo familiare — dice Fiorenzo Facchini, antropologo dell'ateneo di Bologna — non può essere vista come un vantaggio per la specie umana. La riproduzione per l'uomo non è solo incontro tra gameti, implica rapporti tra due persone. È la naturale condizione umana a richiederlo. In un momento in cui la natura viene giustamente rimessa al centro dell'attenzione appare strana e del tutto stonata una prospettiva biotecnologica che ne usurpa le funzioni». Dunque nessun «prezzo da pagare» all'evoluzione naturale della specie? «Riguardo alla previsione di livellamento degli interessi dei due sessi e di attenuazione della sessualità nel suo significato antropologico — conclude Facchini — ritengo che l'orientamento sessuale sia definito sul piano biologico della specie e non possa essere messo da parte».
Giulia Ziino



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(Domenica 19 Agosto 2007)


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