Il sito della questura è falso e il comune ha il "virus ponte"
Il paese di merda
Vietato espatriare
C’ero anch’io, per rinnovare la carta d’identità al comune e partire per il ponte della seduzione. Avevo fatto le foto tessera e mi ero organizzato per arrivare in tempo, rinnovare la carta d’identità “a vista”, e partire per il mio ritorno di antica fiamma: la seduzione a Vienna.
Ma ho trovato le porte chiuse. “Il comune di Roma ha fatto il ponte?” chiedo ad un impiegato dell’ambulatorio “next door”. Lui mi informa solerte: “Non hanno fatto il ponte ma sono tutti in malattia, ma solo per il ponte, tornano al lavoro lunedì. La gente era infuriata ed ha chiamato la polizia ed il presidente della circoscrizione. Ma non c’è stato niente da fare”.
Il giorno prima avevo tentato di rinnovare il passaporto. Mi sono collegato al sito della http://www.poliziadistato.it/pds/cittadino/passaporto/rinnovo_e_proroga.htm che informava che il passaporto si può rinnovare:
· la Questura
· l’ufficio passaporti del commissariato di Pubblica Sicurezza
· la stazione dei Carabinieri
· l'ufficio postale
· l’ufficio comunale.
1) Allora vado dai carabinieri. Il carabiniere mi informa gentilmente che non è vero che a Roma si possa rinnovare il passaporto dai carabinieri. Forse in altre citttà. Quello che è scritto sul sito non è vero!
2) Allora vado alla posta: idem, non è vero.
3) Allora telefono al numero 060606 (“Il cittadino domanda ChiamaRoma risponde”), lo sportello del comune di Roma sempre al servizio del cittadino 24 ore su 24. Mi risponde una gnocchetta con la solita frase che si impara a pappagallo nei corsi di comunicazione: “Buongiorno sono… [gnocchetta] in cosa posso esserle utile?”. Ed io: “Cara… [gnocchetta] mi conferma che il passaporto si può rinnovare al comune?” …[gnocchetta] gentilissima mi risponde: “No. Il passaporto non si può rinnovare in comune. Non è vero”!
4) Allora chiamo il commissariato di polizia del quartiere Parioli a Roma e chiedo se è vero che rinnovando il passaporto all’ufficio passaporti delle questura (vicino Piazza Bologna) si possano accelerare i tempi del rinnovo. Risposta: “Non è vero. Li lo rinnovano solo agli stranieri, ma non ne sono sicuro”. Deve venire qui da noi entro le 12.30.
5) Allora vado “da loro” alle ore 11.55 e non appena entro e riferisco del mio appuntamento il poliziotto alla “reception” gentilmente [siamo ai Parioli, ndr] mi informa: “Quelli dell’ufficio passaporti sono tutti andati via per problemi amministrativi, e forse non rientrano, torni lunedì”. Ed io: “Ma come… mi avete dato anche l’appuntamento ed ora me ne devo tornare a casa?”. E lui, sempre gentile: “Io non posso aiutarla sto lavorando ma non sono in servizio, comunque lavoro”.
Me ne vado, ma ecco che arriva il colpo di culo: mentre mi dirigo verso l’uscio il gentile poliziotto (non in servizio) mi richiama. “Venga signore [parola che detesto, ndr] sono rientrati!”. “Che culo”, dico a bassa voce, al quinto tentativo ce l’ho fatta”.
Ma il giorno successivo un mio amico mi ha raccontatato che ha avuto un' esperienza peggiore: ha girato 3 commissariati, la questura centrale di Roma e l'ufficio dei passaporti della questura. Lo hanno fatto rimbalzare da un ufficio all'altro. Tutti gentili come si confà alle forse dell'ordine. Alla fine anche lui avrà il suo passaporto!
Io avrò il mio fra 15 giorni (!), per il prossimo viaggio. Per questo ponte Vienna aspetta ed io mi farò tutti i ponti del Tevere. Tanto ci vengono anche dall’estero, a farsi i ponti nella città di merda.
Il comune di Roma ha il "virus ponte" | la Repubblica 3 novembre 2007
Decine di persone in fila ma è il 2 novembre il giorno dopo il festivo. E l'ufficio di fatto è chiuso
Anagrafe aperta, il ponte la chiude Un commesso avverte: tutti malati di GABRIELE ROMAGNOLI
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ROMA - Lo specchio di questo Paese è la serranda abbassata di un ufficio anagrafe in un giorno che avrebbe dovuto essere lavorativo e la reazione della folla rimasta nella vana attesa della pratica a cui aveva diritto. Accade a Roma, Circoscrizione II, piazza Grecia. È il 2 novembre, il giorno precedente è stato festivo, i due seguenti lo saranno: si cammina sul percorso sdrucciolevole di un ponte, ma nessuno immagina che sia già stato minato.
Alle 8.30, presunto orario di apertura, la porta resta chiusa. Alle 8.40, quando arrivo, sono il secondo di una fila che ben presto si allungherà. Un cartello ammonisce: "Non forzare l'ingresso fuori dagli orari di ufficio". Sono le 8.45: dunque, forziamo?
Inutile, spiega il primo della fila: pochi minuti fa ha provato e, da uno spiraglio, gli è apparso un omino intimorito, con l'aria dell'ultimo sopravvissuto a Fort Apache. "Non c'è nessuno - si è giustificato - . Io sono solo un commesso, non posso fare certificati. Gli impiegati sono tutti malati. Non prendetevela con me, sono un cittadino come voi". E ha richiuso.
Siamo in dodici ora, cittadini come lui. Un ragazzo è venuto da Milano per fare un cambio di residenza e non può restare fino a lunedì perché ha esami al Politecnico. Un uomo ha rinunciato, lui sì, al ponte per una variazione di domicilio che gli serve d'urgenza. Io ho bisogno di uno stato libero perché un notaio pignolo vuole essere certo che ventidue anni fa non ero sposato con nessuna. La burocrazia è così: pretende l'impossibile e poi non te lo lascia ottenere. Bussiamo alla porta: nessuno risponde, il commesso si è barricato. Prendo il cellulare e chiamo il centralino del Municipio di Roma, che è efficiente e risponde subito.
Gli spiego la situazione, mi qualifico e ottengo l'assicurazione che indagheranno e richiameranno.
Lo fanno dopo cinque minuti. La situazione è incresciosa, spiegano: in effetti l'ufficio ha cinque impiegati, ma uno è in ferie e gli altri, beh, sono malati. Esistono certificati che lo attestano. Una coincidenza, immagino. La cortese funzionaria all'altro capo ammonisce: non possiamo fare un processo alle intenzioni. E neppure a chi prende in giro la funzione pubblica che ricopre.
In quel momento mi accorgo che anche altri cittadini in fila si sono attaccati al cellulare. Dico: "Se state chiamando il Comune, ce l'ho già in linea". Mi guardano come fossi appena atterrato dal pianeta Papalla. Uno copre il ricevitore: "Veramente stavo cercando di contattare Report". La signora al suo fianco obietta: "Secondo me sarebbe meglio Striscia". Un terzo uomo allarga le braccia: "Come siamo ridotti: doverci rivolgere alla televisione per avere giustizia". Un coro gli risponde: "Sennò a chi importerebbe?".
Eccoci qua, Italia 2007: lo Stato è rappresentato da questi quattro impiegati in malattia, che magari sono pure sostenitori dell'antipolitica (ma l'esempio, sarebbe ora di ammetterlo, viene dal basso, se non altro per una questione quantitativa). E di fronte all'ingiustizia nessuno pensa di chiamare i vigili (tanto saranno anche loro malati, o non verranno), di denunciare l'interruzione di pubblico servizio (potrebbe avere effetto solo finendo sul tavolo di un magistrato che non è ancora stato in tivù, ma esiste?) e nemmeno, questo devo ammetterlo con tristezza, di rivolgersi a un giornale. Restano il Gabibbo o la Gabanelli, che una qualche affidabilità se la sono conquistata. Siccome penso che rivedermi in tivù fra qualche giorno davanti a una porta chiusa mi renderebbe più popolare sui taxi, ma non mi farebbe avere quell'assurdo certificato, insisto con il Comune.
"Mandiamo un dirigente", assicurano. Si accende una speranza. Arriva dopo soli dieci minuti. Si scusa, incassa le accuse. Dice: "Fossi in voi reagirei alla stessa maniera". Fa passare dallo spiraglio il commesso, creandogli una specie di corridoio umanitario lungo il quale si allontana. Poi chiude a chiave e abbassa la serranda. Finisce così, senza cambi di residenza, né variazioni di domicilio. Restiamo qui, sospesi su un ponte che non c'è, eppure ci fa cadere di sotto. E non basterà il Gabibbo per tenerci a galla.
Carlo consiglia la Newsletter TOP SECRET sulla seduzione.
Chi, come, dove e quando sedurre: tutto quello che bisogna sapere, e che nessun altro al mondo vi può dire.
(Sabato 3 Novembre 2007)
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