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Panem et circenses

Il calcio è la sintesi dell’anti-seduzione e i mondiali sono alle porte, ma i veri seduttori sapranno come sfruttare la situazione a loro vantaggio


di Claudio Gibertini


Tra pochi giorni inizieranno i mondiali di calcio, e io non so nemmeno chi siano i giocatori della nazionale, così come non sono nemmeno sicuro di sapere chi sia l’allenatore.

Il calcio non mi è mai piaciuto. Non l’ho mai trovato interessante come sport né come argomento di discussione. Da bambino non ho mai voluto praticarlo perché già a 6 anni lo consideravo lo sport dei prepotenti e degli attaccabrighe (il rigore c’è, il rigore non c’è, il fallo c’è, il fallo non c’è e mille altri motivi di litigio a fine partita), ancor meno mi piaceva perdere interminabili ore a parlare delle prodezze del campione di turno o delle rivalità tra le varie squadre come facevano i miei amici e compagni di classe ogni santo giorno.

Raggiunta l’adolescenza il calcio era oramai qualcosa che avevo completamente escluso dalla mia vita: non tifavo nessuna squadra, non giocavo le partitelle da spiaggia, non guardavo nemmeno la della nazionale; quest’ultima cosa non per antipatriottismo come vale oggi per il Trota, ma proprio perché il calcio a qualunque livello non mi interessava per nulla. Chiunque, anche senza aver mai aver dato un calcio a un pallone, sia che avesse 10 o 100 anni, avrebbe potuto discutere per mesi di un giocatore, di un allenatore o di un calcio d’angolo, il tutto senza venirne mai ad un capo; io la vedevo come una semplice idiozia e mi domandavo: se qualcuno si lamentasse ogni giorno di qualcosa che non può cambiare come ad esempio il tempo atmosferico, e non avesse altro argomento di discussione, sarebbe considerato da tutti un mentecatto, mentre chi parla solo di risultati di partite e di tiri in porta sbagliati perché non è considerato pazzo, ma sembra addirittura godere di stima sociale?

Al tempo tra i miei amici e conoscenti c’erano alcuni che venivano considerati delle “promesse” del mondo del pallone, certi avrebbero poi raggiunto discreti risultati sportivi (alcuni in serie C, pochissimi in B, solo uno in A), ma una cosa li accomunava tutti: l’ignoranza e l’arroganza; pensavano che sarebbero diventati gli eredi di Maradona e si davano arie come se già lo fossero... Ora che sono passati tanti anni e quei campioncini sono dimenticati, chi era semianalfabeta e arrogante lo è rimasto, ma nessuno di loro è diventato ricco e molti si sono mangiati i soldi tra bella vita (sempre a livelli provinciali) e macchinoni. Per me invece nulla è cambiato: il calcio continua a suscitarmi sentimenti che vanno dalla totale indifferenza quando non ne sento parlare, alla compassione quando mio malgrado ascolto per la strada gente di ogni età che si infervora discutendo di un rigore concesso o negato, fino al più vivo orrore quando vedo nel corso dei telegiornali persone che si contorcono come anguille allo stadio urlando come se qualcuno li stesse pugnalando a morte.

Il calcio, inteso come fenomeno sociale, è quanto di più antiseduttivo esista su questa terra: è il pettegolezzo più inutile, la valvola di sfogo degli istinti più bassi, la perdita di tempo più sterile; è l’esaltazione di un modello di riferimento basato unicamente sui soldi facili e sul vuoto.

Eppure nell’Italietta morsa dolorosamente dalla crisi, dove guarda caso il Presidente del Consiglio è presidente anche di uno dei club calcistici più importanti, il fenomeno del Dio Pallone non accenna a scemare. A quattro anni dall’inchiesta di Calciopoli che ha dimostrato come il mondo del pallone italiano fosse quanto di più fasullo e preconfezionato potesse esistere, e che come nel solito stile italico non ha portato nessuno a pagare per la corruzione dilagante, i bellimbusti della serie A continuano ad essere idolatrati come divi dell’Olimpo e presi a modello da giovani e meno giovani. Poco importa che nonostante i loro ingaggi milionari non riescano a trovare un insegnate privato che spieghi loro come mettere insieme il soggetto col verbo quando parlano, e ancor meno importa perché molti di questi campioni ricchi, giovani, e belli debbano frequentare costosissime escort professioniste per calmare i loro appetiti, strano che nel paese dove le bambine cominciano a prostituirsi a 12 anni per una ricarica telefonica, i calciatori-puttanieri non trovino uno straccio di ragazza che la conceda loro in cambio di un giro in Ferrari o di una borsetta firmata.

Soldi a parte, la figura del calciatore continua ad esercitare sui giovani un fascino enorme; un mio amico regista realizzò qualche anno fa un documentario sui giovani della mia cittadina (un paese di 13 mila anime nel mezzo della Valle del Po), alla fatidica domanda “cosa vuoi fare da grande ?” tutti senza alcuna eccezione hanno risposto “il calciatore” e come è facile immaginare tutte le ragazze hanno invece detto “la velina”. Ieri alla BBC ho visto un reportage sull’Afghanistan, bambini di una scuola elementare alla domanda su cosa volessero fare da grandi hanno dato risposte come “il medico” “l’insegnante” o “l’ingegnere”. Queste risposte dei bambini afghani confrontate a quelle dei ragazzi italiani mi conferma una cosa: il terzo mondo siamo noi.

Ancora una volta i mondiali sono alle porte; evento calcistico principe di una kermesse che in Italia dura sette giorni alla settimana per dodici mesi l’anno nonché massima dimostrazione su scala planetaria che il pane e i circhi - panem et circenses - come aveva intuito Decimo Giunio Giovenale più di 2000 anni fa, sono le uniche due cose veramente bramate dalle masse inerti.

Eppure per una legge misteriosa che regola l’universo, anche in questo periodo di isteria collettiva di durata variabile (dipende quando sarà esclusa la nazionale italiana), chi è un vero seduttore saprà trovare molti vantaggi: tifosi incollati davanti alla televisione per ore e ore, uomini particolarmente irritabili e nervosi e poco attenti all’altro sesso, città senza traffico per diverse ore, donne annoiate dal calcio e molto trascurate da uomini troppo impegnati a discutere di un rigore o di un calcio d’angolo…

Claudio Gibertini




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(Mercoledì 9 Giugno 2010)


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