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Guerra dei sessi

Le dieci crudeltà di tutte le donne

Le più crudeli sono le americane. I più frustrati sono gli americani



L’autore della mail che leggerete non ha considerato che il link all’articolo da lui proposto fu pubblicato in italiano da TGcom ma è la traduzione del testo originale della Fox News americana. Quindi le dieci crudeltà delle donne sono soprattutto le crudeltà delle donne amerikane.
Riscontriamo comunque alcune delle stesse “crudeltà” anche nelle donne nostrane.

Prima leggiamo l’articolo americano segnalato dal lettore e poi la sua mail di commento. L’articolo è commentato dal maestro con le note fra parentesi quadra.


Se lui e lei giocano a gatto e topo
Le 10 crudeltà preferite dalle donne

Le donne sono dolci, sensibili, romantiche e… crudeli! Anche senza scomodare l'incarnazione di Crudelia Demon, l'altra metà del cielo, quando ci si mette, sa essere decisamente diabolica. E per supportare questa tesi Fox News ha stilato una lista di 10 crudeltà a cui vengono sottoposti gli uomini da parte del "gentil" sesso. Ecco il decalogo della perfetta Crudelia:

1. Non rispondere al telefono
La maggioranza degli uomini è contenta quando riesce a "conquistare" il numero di telefono cellulare di una donna. Il problema è che, però, molte di loro gli propinano un numero falso o, nel migliore dei casi, anche se questo è vero, non rispondono alla chiamata.

2. Sfruttare l'uomo per bere gratis.
Alcune signore evitano accuratamente di andare al bar o al pub per non essere costrette a spendere soldi. Oppure, per ovviare a questo inconveniente, si servono semplicemente della loro "femminilità" per solleticare l'istinto da "cavaliere" dell'uomo per farsi offrire da bere. Mentre alcune usano questa strategia anche per conoscere meglio il nuovo amico, altre crudelmente fanno finta di flirtare o mostrare interesse per la persona e poi, invece, sparire dopo che hanno ottenuto quello che volevano. Quelle che danno il meglio di sé, vanno avanti con la commedia illudendo l'uomo che prima o poi riusciranno a conquistarle. [più frequente all’estero sui pellegrini della seduzione, n.d.m. (nota del maestro)]

3. Usare l'uomo come "segnaposto".
È proprio il caso di dirlo: è l'uomo oggetto nel vero senso della parola. Potrebbe infatti essere una borsa o un ombrello ma, in questo caso, il segnaposto, o meglio, l'animale da compagnia è proprio lui.
Se lei ha almeno un briciolo di coscienza, quando capisce di non provare più alcun interesse per un maschietto, lo lascia andare. Se invece è una di quelle che non riesce a stare da sola ed è crudele, si tiene stretta il surrogato da compagnia fino a quando non trova un'altro che lo sostituisca.

4. Manipolare l'uomo emotivamente.
Agli uomini non piace vedere una ragazza piangere: molte lo sanno e sfruttano questa debolezza per scopi personali e poco lodevoli. Per ottenere quello che vogliono, molte si cimentano in vere e proprie scene da melodramma. Lui, che è un bamboccione, a questo punto cede e l'accontenta pur di non vedere altre lacrime.

5. Usare violenza fisica.
Può sembrare strano, ma non sono solo gli uomini ad alzare le mani. E dato che la società condanna giustamente le violenze fisiche sulle donne, ma trascura quelle di senso opposto, qualcuna si sente in diritto di valersi di questa opzione per far fare a lui quello che lei desidera, senza peraltro sentirsi in colpa. [riguarda le amerikane, n.d.m. (nota del maestro)]

6. Criticare il partner in pubblico.
Nessuno è perfetto, si sa. Ma questo per alcune donne tendono ad approfittare delle debolezze del loro "lui" e a rimarcarle in pubblico, umiliando consapevolmente il proprio uomo di fronte a estranei o conoscenti. Qualcuna, particolarmente crudele, trova tutto ciò molto divertente.

7. Non rivelare a un corteggiatore il proprio stato di "occupate".
Molte ragazze, quando vengono corteggiate da un uomo, non gli rivelano che sono già impegnate sentimentalmente. In questo modo fanno credere allo spasimante di avere delle possibilità che, invece, non ha. In questo modo si sentono adulate e godono delle attenzioni del poveraccio di turno. [più frequente il contrario per non farsi “molestare” n.d.m. (nota del maestro)]

8. Fargli elemosinare il sesso.
Per l'uomo il sesso è vitale come l'aria che respira e le donne in genere lo sanno. Ecco così che l'amore si trasforma in un'arma da usare in caso di necessità. Per punire infatti l'uomo ritenuto manchevole in qualche cosa, lei può rifiutargli i propri favori amorosi. Allo stesso modo possono usare l'arma sesso per ottenere qualcosa: crudele, ma efficace. [più frequente nelle coppie sposate, n.d.m. (nota del maestro)]

9. Mettere alla prova l'uomo con piccoli e grandi ricatti.
Lui è già bello pronto per uscire con i suoi amici o per andare a giocare la finale di calcetto… e lei telefona all'ultimo istante chiedendogli di cambiare i propri piani e passare la serata con lei. Non c'è un motivo particolare o una questione importante: vuole solo stare un po' con lui. E tutto questo anche se sa che sa che lui aveva un progetto, ma "se davvero l'ama" deve dimostrare di preferire lei a loro. E se lui non cede al meschino ricatto e sceglie gli amici, allora ci sono buone probabilità che da quel momento in poi avrà tutte le serate (e le giornate) libere… [succede nei rapporti in fase di “prova d’amore” n.d.m. (nota del maestro)]

10. Farlo ingelosire
Le donne sanno trasformarsi in vere e proprie specialiste nel far ingelosire il proprio uomo. I motivi possono essere diversi: si sentono poco considerate, hanno litigato, sono arrabbiate… oppure semplicemente godono nel vedere uscire il fumo dalle orecchie del partner. Quale che sia il motivo, flirtando con altri uomini, queste donne mostrano di essere poco mature e crudeli. [molto frequente nel sud del mondo, Italia compresa, n.d.m. (nota del maestro)]

Qualcuna si riconosce in qualche punto o (speriamo di no) in tutti?
Be', se così fosse e questi atteggiamenti sono occasionali, possono anche essere modificati in positivo. L'importante è che non diventino la norma: potrebbe succedere che qualche uomo cominci a pensare di ribellarsi… Oppure, …uhm… no, non è possibile.

Luigi Mondo & Stefania Del Principe

L’autore della mail che egue è entrato in forte conflitto col mondo femminile italiano. Lo pubblichiamo perché egli conferma la grave conflittualità fra maschi e femmine che esiste nel nostro paese. Non tutte le sue opinioni sono le opinioni di Seduction.net (infatti questa è la rubrica “L’opinione dei seduttori”), ma la logica che è di base alla sua “protesta” è condivisibile e se comprendono le ragioni. Non è affatto condivisibile mettere sullo stesso piano la violenza fisica (stupro o atti di violenza sessuale) ) con le provocazioni femminili seguite dal rifiuto che procurano un danno psichico al maschio. La consideriamo solo una provocazione.

Occorre anche considerare che la conflittualità fra i sessi è aumentata tragicamente il tutto il mondo e non è un fenomeno solo italiano come molti credono. Molto peggio di noi stanno gli americani. Infatti gli americani sono i più assatanati del mondo, si fanno abbindolare dalle tecniche pnl per disperati e truffe affini, praticano il turismo sessuale nell’est Europa più di qualsiasi altra nazionalità, e comprano le mogli straniere on line!


da: Simone [--] simone.[--]@gmail.com
a: carlo@seduction.net
data: 20 gennaio 2012 12:34
oggetto: VI PREGO DIFFONDETE QUESTA TESTIMONIANZA - falsam et perfidiae de natura italicas mulieribus sunt
proveniente da: gmail.com
firmato da: gmail.com

Falsam et perfidiae de natura italicas mulieribus sunt!

Salve, sono un lettore del sito seduction.net

A seguito testo trovato a questo link : http://oltrelapparenza.forumattivo.com/t1957-se-lui-e-lei-giocano-a-gatto-e-topo

Mi scuso per la lunghezza ma ne vale la pena!

E quindi dobbiamo accettare la loro stronzaggine?
Anche le equazioni “advance insistenti=molestia”, “mano sul culo=violenza” e “rapporto in qualche modo forzato=trauma psicologico” sono vere perlopiù solo nel sentire femminile (tanto è vero che prima della deriva femminil-femminista le leggi sul tema, stupri veri a parte, non c'erano o erano diverse, perché per l'uomo certi fatti sono assai meno traumatici appunto della stronzaggine). Eppure nel codice se ne tiene conto (perché appunto uno stato deve sempre stabilire un compromesso fra la liberta' di comportamento dei soggetti e di espressione delle soggettività e il danno arrecato alle altre soggettività). Basterebbe questo a tacitare le tue opposizioni (che credi originali, intelligenti e argute). Ma vado con ordine.

In primis non l'arbitrio maschile, ma la natura stabilisce la corrispondenza tra i sensi e il rapporto sessuale, giacché, quando la primavera fiorisce e zefiro dispiega il suo soffio fecondo, il disio dei primi è ciò con cui i maschi vengono chiamati a ricercare il secondo, per riprodurre la vita specie per specie. Se dunque le femmine umane intendono, per motivi afferenti la loro particolare vanagloria, spezzare questa amorosa e naturale corrispondenza devono comunicarlo ogni volta preventivamente ed in maniera chiara.

In secundis, se anche tale corrispondenza fosse propria alla sola soggettività maschile, se anche il fatto di sentirsi sessualmente truffati, molestati, ingannati e irrisi, ovvero illusi e delusi, da una donna che susciti ad arte il disio solo per compiacersi della sua negazione fosse correlato ad una situazione psicologica specifica dell'uomo, avremmo comunque il diritto a vedere vietato da leggi e costumi quanto ci fa sentire irrisi nel disio, feriti nell'intimo, sofferenti nell'emotività e violanti nella psiche esattamente come leggi e costumi vietano quanto offende, ferisce o urta la soggettività femminile.
Per noi magari non costituirebbe una molestia sentirci toccati e non sarebbe un trauma così grave essere forzati ad un rapporto sessuale (secondo natura), ma poiché tali fatti possono far sentire una donna offesa, ferita o urtata nell'intimo (molestie sessuali) e addirittura violata nella psiche (stupro), le molestie sessuali e lo stupro vengono da noi considerati reati da punire proporzionalmente al danno procurato alla vittima, nell'interesse della tutela della donna. Allo stesso modo si dovrebbero tutelare gli uomini dalle molestie (visive, verbali, gestuali, emotive) delle stronzette e dalle violenze sessuali psicologiche (e a volte pure materiali, morali e giudiziarie) delle stronze.

Dire che la colpa del mio male è della mia eccessiva o sbagliata sensibilità, della mia incapacità ad accettare di essere sessualmente irriso e frustrato e a subire continuamente illusione e delusione, attrazione e repulsione, invito e disprezzo da chi mi ha invitato a disiare, è come dire che la colpa delle sofferenze di chi è vittima di violenza sia non del violentatore, ma dell'eccessiva e "sbagliata" sensibilità femminile incapace di sopportare rapporti forzati senza sentirsi traumatizzata.
Lo schema (aberrante) di ragionamento è lo stesso, cambia solo la gravità del trauma (se ci riferiamo a quanto ogni mondo civile ha da sempre riconosciuto e punito come stupro, altrimenti, se allarghiamo la definizione al concetto omnicomprensivo attuale di "violenza sessuale" troviamo anche fatti che lasciano sulle vittime femminili ben meno traumi psichici di quelli causati dalla reiterata stronzaggine femminile sui giovani maschi, vittime oggi sempre più incontestabilmente di danni variabili dalla cosiddetta "anoressia sessuale" al suicidio, dal precoce bisogno di prostitute ad un disagio psichico ora celato con l'ironia ed ora pronto ad esplodere in eccessi di aggressività: che per millenaria consuetudine "cavalleresca" o per moderno appiattimento sul femminismo, gli uomini tendano a negare spesso anche a loro stessi le proprie sofferenze, non toglie che essi in tali casi siano davvero vittime).

O vuoi forse dire che solo la sensibilità femminile possa farsi legge mentre quella maschile debba essere negletta dalle leggi e calpestata dai costumi?
Che quanto urta la particolare sensibilità femminile (atti, detti, sguardi o toccate) debba essere considerato offensivo, punito dalla legge e giustificante la vendetta più ampia, crudele, dolorosa e soggettiva da parte della donna e quanto invece ferisce (in maniera spesso assai più grave, come si può oggettivamente rilevare dal numero di suicidi cagionati da una donna o, senza arrivare agli estremi, dalla diffusione fra i maschi di problemi come l'anoressia sessuale o il precoce bisogno di prostitute) l'altrettanto particolare (e non già inesistente) sensibilità maschile (ad esempio il comportamento intriso di stronzaggine, divenuto regola nelle femmine moderne, anche quando non usano le mani, e spesso motivato da prepotenza, vanagloria, necessità di autostima o sadismo o comunque volontà di provocare sofferenza emotiva) sia trascurabile, non penalmente rilevante, appartenente alla normalità, alla tollerabilità o comunque al "diritto della donna" e non provocante in sé offesa o umiliazione (anche se è quanto l'uomo prova, di fronte a sé o agli altri, quanto sente come intima ferita nella sessualità e può provocargli traumi, blocchi psicologico e metterlo a disagio emotivo, momentaneo e poi esistenziale)?

In tertiis, basterebbe un argomento puramente logico a concludere la discussione. Chi suscita ad arte il disio dei sensi innanzi ALL'UOMO non può oggettivamente non essere considerata responsabile di inganno, ferimento e frustrazione qualora sappia fin da principio di non voler appagare ciò che NELL'UOMO (ovvero nello specifico della emotività maschile) ha suscitato, a prescindere dall'importanza e dal significato filosoficamente attribuiti ai sensi e al sesso.
L'unica eccezione potrebbe essere fatta per chi non sappia di suscitare un tale disio con un certo comportamento, ma questa inconsapevolezza può essere considerata credibile per ben poche "innocenti" creature femminili...
Negli altri casi vi è il dolo. La donna sa che il suo comportamento suscita un disio che per il fatto stesso di non poter essere appagato (almeno non in quella situazione) genera nell'uomo un senso di frustrazione, irrisione, umiliazione e nullità. Vi è dunque il dolo: la donna sa che per me sensi=sesso e ne approfitta per ferirmi, umiliarmi, irridermi o tiranniegggiarmi (e anche se valesse l'equazione "sensi=solo sensi" sarebbe comunque un ingannatrice, non concedendo di solito agli ammiratori di toccarla coi sensi).
Nella maggioranza dei casi non si può dunque considerare la stronza innocente con la spiegazione secondo cui per lei, in quanto donna, non varrebbe l'equazione maschile "sensi=sesso". Con lo stesso tuo ragionamento si potrebbe per assurdo dire: "lo stupratore non sa che per la donna rapporto forzato=trauma, quindi lo stupratore è innocente."

IN FINE
Alla luce di quanto ho cercato di esporre, non risulta esatta (o perlomeno completa) l'affermazione secondo cui la stronza si limiterebbe a "provare piacere" (nel sentirsi disiata). Avendo già distinto fra il naturale istinto femminile d'esser universalmente belle e disiate ed il patologico bisogno d'autostima dell'attrarre a sé (o addirittura indurre ad arte a farsi avanti e a tentare un approccio) sconosciuti che non si è interessate a conoscere ma solo a ingannare, far sentire nullità e frustrare sessualmente, posso a ragione sostenere che nel secondo caso la motivazione non è affatto semplicemente "provare piacere", ma, esattamente come nel caso degli stupratori psicologici (don giovanni), provare piacere nel sedurre una psiche per poi distruggerla, provare piacere negando quanto si è promesso, provare piacere sulla sofferenza, l'umiliazione e la frustrazione altrui.
La stronza prende godimento non dal semplice fatto di sentirsi bella e disiata (come le donne normali) ma dalla possibilità di sfruttare tale fatto per far sentire l'altro una nullità (uno fra i tanti, un banale scocciatore), per renderlo ridicolo innanzi a sé e agli altri (dopo averlo indotto a farsi avanti), per fargli provare (nel corpo come nella psiche) le pene infernali della negazione dopo la promessa del paradiso della concessione, per infliggere continuamente alla controparte maschile tensione psicologica, ferimento intimo, senso di nullità , irrisione al disio, umiliazione pubblica e privata, inappagamento fisico e mentale degenerante se ripetuto in ossessione e disagio scivolante da sessuale ad esistenziale per esercitare, a vario livello e in ogni occasione (dalla più occasionale e fugace in disco o per via alla più lunga e sentimentale in un rapporto), perfidie sessuali, tirannie erotiche o avvelenamenti sentimentali d'ogni sorta.
Ecco dove sta la perversione. Ecco perché la stronzaggine non è liquidabile come "atto comune a chiunque voglia piacere agli altri o comunicare".

La liceità di un comportamento dovrebbe misurarsi non poi solo su quanto esso ci appaghi (fisicamente o psicologicamente), ma anche su quanto provochi nel corpo e nella psiche altrui.
Altrimenti che dialoghiamo a fare? A che pro cerchiamo di immaginare la situazione emotiva dell'altro?
Giustificare la stronzaggine con il "fa sentire bene le donne con loro stesse" equivale, come schema concettuale, a giustificare i bruti con il "li fa sentire forti e sani". Quindi il tuo è femminismo parimenti degenere quanto un certo maschilismo, in quanto allo stesso modo legittima atti unilaterali (peraltro agiti sfruttando situazioni di debolezza psicofisica nella sfera sessuale) che, se appagano una certa componente naturale in un sesso, feriscono la controparte.

Che diritto ha ella di generarmi frustrazione?

Perché tale rimane il mio sentimento sia che secondo natura continui a guardare (giacché la situazione mi fa sentire un puro nulla innanzi a colei che tutto può poiché da tutti è disiata) sia che costringendomi contro natura guardi dall'altra parte (poiché comunque il disio è già stato suscitato e anche la semplice consapevolezza di esser vicini a quanto non si può raggiungere fa permanere lo stato di frustrazione)!

Che diritto ha la donna, per capriccio, vanità, autostima o diletto sadico, di sfruttare la situazione per infliggermi ferimento intimo suscitando ad arte il disio compiacendosi poi della sua negazione (e di come questa, resa da una scientifica e pianificata perfidia massimamente beffarda per il disio, umiliante per l'animo e dolorosa per il corpo e la psiche dei malcapitati, possa provocare le pene dell'inferno della privazione dopo le promesse del paradiso della concessione)?

Che diritto ha di provocarmi intenzionalmente sofferenza emotiva, irrisione al disio, frustrazione nel profondo, umiliazione pubblica o privata, inappagamento fisico e mentale, disagio degenerante da sessuale ad esistenziale (con conseguenze variabili dall'anoressia sessuale alla perdita di ogni altro interesse per la vita e di ogni residua speranza di felicità, fino al possibile suicidio, passando per l'incapacità futura di sorridere ancora alla vita e al sesso o di poter approcciare una donna senza sentirla come potenziale fonte di ferimenti, inganni, tirannie e perfidia d'ogni sorta)?

Che diritto ha la donna a trattare con sufficienza o aperto disprezzo chiunque tenti un qualsiasi avvicinamento erotico-sentimentale, mostrare pubblicamente, per capriccio, vanità, aumento del proprio valore economico sentimentale o gratuito sfoggio di preminenza, le proprie grazie solo per attirare, illudere e sollevare nel sogno chi poi si vuole far cadere con il massimo del fragore, della sofferenza e del ridicolo?

Che diritto ha di rendermi ridicolo davanti a me stesso o agli altri qualora tenti un qualsiasi approccio,

Che diritto ha di causarmi dolore fisico o psicologico nell'attirarmi e nel respingermi?
Che diritto ha di trattarmi come uno qualunque, un banale scocciatore, dopo avermi scelto fra tanti e illuso solo per farmi patire l'inferno dopo la speranza di paradiso?

Che diritto ha di appellarmi molesto dopo avermi appositamente attratto e indotto implicitamente a farmi avanti in maniera da lei considerata magari maldestra?

Che diritto ha insomma di usare l'arma erotico sentimentale per infierire su chi psicologicamente si trova in svantaggio nei primi momenti di incontro (occasionale e breve come sentimentale e lungo) con l'altro sesso?

Che diritto ha a trattare con sufficienza o aperto disprezzo chiunque tenti un qualsiasi avvicinamento erotico-sentimentale, mostrare pubblicamente, per capriccio, vanità, aumento del proprio valore economico sentimentale o gratuito sfoggio di preminenza, le proprie grazie solo per attirare, illudere e sollevare nel sogno chi poi si vuole far cadere con il massimo del fragore, della sofferenza e del ridicolo?

Che diritto ha a diffondere disio agli astanti e attrarre a sè (o addirittura indurre ad arte a farsi avanti e a tentare un approccio) sconosciuti che non si è interessate a conoscere ma solo a ingannare, far sentire nullità e frustrare sessualmente, dilettarsi a suscitare ad arte disio per compiacersi della sua negazione e di come questa, resa massimamente beffarda, umiliante e dolorosa per il corpo e la psiche da una raffinata, intenzionale e premeditata perfidia, possa far patire le pene infernali della negazione a chi è stato dapprima illuso dal paradiso della concessione?

Che diritto ha ad attirare e respingere con l'intenzione di infliggere continuamente tensione psicologica, ferimento intimo, senso di nullità, irrisione al disio, umiliazione pubblica e privata, inappagamento fisico e mentale degenerante se ripetuto in ossessione e disagio scivolante da sessuale ad esistenziale (con rischio per il giovane maschio di non riuscire più a sorridere nel sesso e di avvicinarsi ad una donna senza vedervi motivo di patimento, tirannia e perdita di ogni residuo interesse per la vita), ad usare insomma sugli uomini l'arma della bellezza in maniera ancora più malvagia di quanto i bruti usino sulle donne quella fisica.

Una donne intellettualmente onesta dovrebbe riconoscere come il fare la stronza, ovvero l'approfittare di una situazione di debolezza (in questo caso psico-sessuale) della controparte per infierire su di essa, ingannarla, ferirla, umiliarla per qualsiasi motivo (dal capriccio, alla vanità, all'interesse economico-sentimentale, al gratuito sfoggio di preminenza al gusto sadico o alla vendetta arbitraria verso un intero genere) è un atto di prevaricazione non qualitativamente dissimile da quello compiuto dal bullo più grosso nei confronti dello studentello più piccolo, e non trincerarsi dietro all'ovvio diritto (ed io non lo metto in discussione) a dire di no (specie se i no non sono dei "no grazie", ma dei "forse" pronunciato con il massimo dell'ambiguità e della perfidia sessuali).

Non metto dunque in dubbio il diritto a "dire di no" senza essere minacciate o violentate, ma non riconosco il "diritto" a definire a posteriori e secondo i propri soggettivi, indimostrabili, impredicibili (a priori) e inconoscibili (dall'esterno) parametri il confine fra lecito e illecito (il quale deve essere secondo il diritto oggettivamente definito, dimostrabile e chiaro a tutti a priori: la mancanza di consenso deve essere tangibilmente provata), e soprattutto mi rifiuto di considerare penalmente rilevante qualunque atto, gesto, detto, toccata e persino sguardo (pur non avendo nulla di oggettivamente violento o molesto, ma la sola colpa di esprimere disio naturale per il corpo della donna e di non essere da questa a posteriori e soggettivamente gradito) produca (secondo la dichiarazione sempre a posteriori di quella stessa donna che magari prima o altrove lo ha implicitamente indotto o addirittura socialmente preteso) il minimo o presunto danno alla soggettività femminile nella sfera sessuale, mentre quanto ferisce in maniera assai più evidente (dalle conseguenze: dall'anoressia sessuale al suicidio, dall'incapacità a sorridere ancora alla vita e al sesso all'impossibilità di approcciarsi normalmente ad una donna senza vedervi una potenziale fonti di tirannie, inganni e perfidie) e profonda (l'abbiamo vissuto tutti) la nostra diversa (e non già inesistente) sensibilità nella stessa sfera è ancora considerato "normalità", "gioco" "invenzione maschile in realtà inesistente", o comunque qualcosa di "trascurabile", "divertente", "sopportabile" o addirittura "dovere di cavaliere da sopportare", "diritto della donna a infliggere" e "bello dell'essere donna".

Ciao Maestro Grazie e continua così



Carlo consiglia la Newsletter TOP SECRET sulla seduzione. Chi, come, dove e quando sedurre: tutto quello che bisogna sapere, e che nessun altro al mondo vi può dire.



(Lunedì 23 Gennaio 2012)


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