Il giustiziere
American Beauty ha copiato
Creativi e scienziati copiati da industriali e faccendieri
Le locandine di "American Beauty" e "Ai confini della città"
Un mondo di copiatori. Non copiano solo Seduction.net.
In un mondo di massa omologata l’arte è copiata dal business e dall'industria. Chi fa industria non ha (e non può avere) le doti dell’ingegno creativo e spia e copia gli ingegni creativi, i pochi superstiti in un mondo dell’omologazione.
Gli stilisti copiano a noi, spiano i centri sociali, e fanno realizzare i loro prodotti sfruttando i giovani che vogliono entrare nel mondo della moda. Gli stilisti industriali non creano nulla. Si fanno chiamare “creativi” ma sono solo dei facoltosi copiatori. La massa non sa e non saprà mai perché questi business man, che si fanno chiamare creativi, controllano tutti i mezzi di manipolazione di massa attraverso enormi investimenti in pubblicità. Credete che Dolce&Gabbana o Valentino, o chiunque altro, creino qualcosa?
Questi si occupano solo dei bilanci e di come non pagare le tasse attraverso le società offshore e la cessione dei diritti a società estere. Chi si occupa di incassare centinaia di milioni di euro non ha né la testa né il tempo di creare. Bulgari non ha mai creato un gioiello. E’ noto che andava in giro per le fiere e sceglieva in esclusiva i gioielli creati da vari artisti, veri creativi, e se li comprava in esclusiva stampandoci la pecetta col proprio nome. Bulgari come tutti gli altri che si fanno chiamare stilisti sono degli industriali, non sono creativi.
Non è diverso il copiaggio nel mondo della scienza. Un giovane fa una nuova scoperta ma il merito se lo prende Rubbia o la Levi-Montalcini. Lo scienziato creativo è sfruttato e il suo nome non uscirà mai. Lui è lo schiavo, Rubbia e Levi-Montalcini, e i loro simili, sono i “general contractor”, in contatto con la politica per prendere i finanziamenti per i loro progetti. Non sono scienziati, sono dei “faccendieri”. Non hanno mica il tempo lambiccarsi il cervello con gli alambicchi in laboratorio, quando devono fare lobbying per farsi finanziare decine di milioni di euro.
Non parliamo del mondo della musica dove copiare è la regola.
Ma anche l’industria del cinema copia dai registi meno famosi.
Oggi denunciamo il copiaggio subito dal nostro amico regista Roberto Di Vito, affinché finalmente tutti sappiano che il film industriale “American Beauty” ha copiato una scena del suo film “Ai confini della città”, e l’ha usata facendone la scena più significativa. Alcuni amici hanno spinto Roberto a rendere pubblico questo copiaggio e gli hanno consigliato di pubblicare un video con la scena del suo film “Ai confini della città” (autoprodotto) e la stessa scena del film industriale “America Beauty”.
Alan Ball, sceneggiatore di American Beauty non ha ovviamente ammesso di aver copiato la scena da “Ai confini della città”, che aveva vinto il “Globo d’oro” nel 1998, e quindi che era stato visto da molti cineasti, ma ha dichiarato che lui vide un sacchetto di plastica trasportato dal vento fuori dal World Trade Center e gli provocò un'«inattesa risposta emozionale». E che altro poteva dire?
E’ interessante notare, ironia della sorte, che American Beauty ha vinto il Globo d’Oro americano come miglior film nel 1999 mentre “Ai confini della città” aveva vinto il Globo d’Oro italiano nel 1998 come miglior cortometraggio. Stessa associazione, stessa organizzazione, un anno dopo.
Il sacchetto copiato ha portato fortuna!
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(Mercoledì 14 Gennaio 2015)
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